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lunedì 7 febbraio 2011

Che razza di prediche.

Oggi avevo un gran voglia... d'ascoltare una bella omelia, sono incappato invece in sterili prediche. Vi potrà sembrare strano ma a volte anche un prete sente il bisogno di ascoltare un'omelia, cioè una ermeneutica della Parola per me, per la mia vita. Vado indietro con il ricordo e mi tornano alla mente e al cuore le omelie del mio viceparroco negli anni della mia adolescenza. Omelie spesso contestate, a volte giudicate dure ma sempre coinvolgenti, appassionate e vere. Negli anni più recenti ricordo le omelie, rare e per questo maggiormente desiderate, del mio rettore di seminario, dove sapienza e sguardo la facevano da padroni. Omelie capaci di aprirti il cuore, omelie della penultima possibilità, mai diventata ultima. Parole capaci di leggerti e farti scoprire dentro un grande orizzonte di senso. Ecco oggi era uno di quei giorni, avevo una gran voglia di ascoltare una passione, di incontrare lo sguardo di un innamorato, non di me ma di Lui. Ho cercato tutto ciò forse nel posto sbagliato: la tv. La tv ti vende di tutto, fa apparire il superfluo come necessario e ti chiedi come hai fatto a vivere sino ad oggi senza quel particolare fino pasto che favorisce la digestione, come mi son permesso di massacrare il mio stomaco per tanti e tanti anni, costringendolo ad estenuanti digestioni solitarie senza alcun ausilio? Come mai sono stato così indulgente con i radicali liberi? Perchè ho privato il mio organismo del bifidus acti qualche accidenti strano? A questa agenzia interinale mi sono rivolto nel tentativo di trovare tra i suoi scaffali anche l'omelia per me. Ed eccomi pellegrino sulle strade dell'etere passando da una messa su di una tv nazionale ad una su una tv locale, transitando pure da una rubrica religiosa tenuta da un seducente frate, forse troppo seducente e poco conducente. Amici miei, inutile dirvi che nulla ho trovato di ciò che cercavo. Parole, parole, parole dove la Parola era la grande assente, o peggio, solo un pretesto per giustificare quella vana e vuota eloquenza. Una pagine di vangelo quella di oggi che farebbe sperare i morti e che invece riusciva a stendere i vivi. "Voi siete il sale della terra..., voi siete la luce del mondo" queste le parole di Gesù, rovinosamente tradotte con un imperativo moralistico. Tutti e tre i preti incontrati sulle diverse frequenze televisive hanno esordito dicendo che: "Oggi Gesù ci dice che dobbiamo diventare sale della terra e luce del mondo". Ma basta leggere il testo per accorgersi che questo moralismo kantiano è del tutto estraneo al testo. Mi ribello a questo semplicemente perché non è vero. In un mondo dove le parole sono banalizzate se anche un prete banalizza e violenta la Parola allora non c'è più speranza. Ho fatto partecipi di questo sgomento i miei parrocchiani. Li ho guardati in faccia e ho chiesto loro: Avete mai detto al vostro ragazzo o alla vostra ragazza "Tu devi diventare più bella/o" o non piuttosto "Sei la donna più bella del mondo" o anche "Sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto"? La parola dell'altro/a mi rende bello/a, così come la parola di Gesù e l'incontro con Lui mi ha reso sale e luce. Devo solo prendere coscienza, accogliere in me questa dignità e bellezza originaria, costitutiva. Io sono il sapore, il profumo, la luce, il calore, do gusto ed inebrio, do forma a ciò che mi circonda e scaldo ciò che entra nella sfera della mia esistenza. Tutto questo non come esito di un mio sforzo (umano e quindi fallibile) ma per la gratuità di uno sguardo d'amore che vede in me cose che nemmeno io stesso vedo in me. Un Gesù perdutamente innamorato dell'uomo è quello del vangelo di oggi e non un teologo morale ne tantomeno un insegnate di galateo o di educazione civica.