SOS RICOSTRUZIONE.

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domenica 23 agosto 2009

Volete andarvene anche voi?

Domenica 23 agosto 2009

+ Dal Vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore

Abbiamo seguito con passione e con una certa curiosità l'evolversi, domenica dopo domenica di questo caldissimo agosto, del discorso di Gesù sul pane di vita, contenuto nel capitolo 6 del vangelo di Giovanni. Non noscondiamoci che lo abbiamo seguito anche con una certa noia, noi abituati al mordi e fuggi dei tempi televisivi, posti davanti a questo continuo ripetersi di immagini e verbi in Giovanni, ha messo a dura prova la nostra pazienza. Un mio confratello ha definito questo discorso una specie di soap opera, e se non fosse che il pensiero corre subito a Ridge o a Cento vetrine e per i più anziani a Veronica Castro (ve la ricordate in Anche i ricchi piangono?), il paragone sembra essere azzeccato.

Gesù sino a poco tempo prima era circondato da una grande folla, in fondo ci ha dato da mangiare e nel pacchetto vacanze era inclusa anche la piccola predichetta domenicale del maestro, lo sanno tutti quelli che vanno in gita con la parrocchia, all'improvviso dietro l'angolo, imprevisto, sfugge fuori una messa o un bel rosario con canto stonato alla Madonna.

Ma stavolta la predica si fa ascoltare, è efficace, raggiunge i cuori e li impegna ad una scelta. E' una predica, dopo la quale la vita cambia. Non sei più quello di prima. Devi dire un si o un no. Ma il dramma è che quel si e quel no non sono mai definitivi ma si giocano sempre nelle circostanze concrete della vita. Per questo la domanda di Gesù "volete andarvene anche voi?" percorre i secoli e ci raggiunge, perchè il cuore dell'uomo, oggi come duemila ani fa e come tra duemila anni, è sempre risposta ad un amore che ti chi-ama.

Possiamo resistere alla voce di questo amore accontentandoci di quel che ogni giorno passa il convento, oppure prendere sul serio il nostro desiderio e arrenderci all'evidenza che nessun altro all'infuori di Cristo è stato ed è capace di dire parole di vita eterna, ossia parole che danno un senso eterno alla vita, che superano e trasfigurano la contingenza del momento.

Prendendo sul serio, rispettando, la libertà dell'uomo, Cristo rischia di trovarsi davanti una platea di sedie vuote. Non vuole costringere l'uomo a se, ma pone l'uomo di fronte al suo se più intimo e profondo.

"Volete andarvene anche voi?"

"Signore dove andremo...?"

Tra queste due domande c'è tutto il dramma della libertà di Dio e della libertà dell'uomo. Cristo mendicante del cuore dell'uomo e il cuore dell'uomo mendicante di Cristo.




martedì 18 agosto 2009

Che ne facciamo di quel 27%? (Che ora sembra sia invece un 34%)

Il rischio di un sito parrocchiale è quello comune con i gruppi ecclesiali e il clero: chiudersi nelle sacrestie estraniandosi dal mondo circostante. Ma se qualcosa ci ha insegnato questo terremoto è l'evidenza che tutti siamo comunque politici, cioè tutti apparteniamo a quell'aggregato sociale, la polis appunto, che ci condiziona e che condizioniamo. La famosa livella di Decurtisiana memoria. Questo ci autorizza ad uscire dalle sacrestie virtuali, perchè quelle costruite ormai non esistono più, per scendere nell'aeropago della società. Ho già avuto modo di esprimere su Avvenire del giorno 8 agosto u.s., le mie perplessità circa i criteri di assegnazione delle nuove costruzioni, il famoso progetto C.A.S.E. Criteri proposti dal comune dell'Aquila e ai quali nessuno sembra obiettare. Il rischio è che si crei la corsa per accaparrarsi punti/bonus come nei supermercati. Il nonno dimenticato da molti anni all'ospizio diventa così un prezioso alleato nella raccolta punti. Lo studente ospite a casa altrettanto. Se poi ho la fortuna di avere dei minori o comunque ragazzi in età scolare allora bingo. Visti questi criteri di valutazione e guardando al tessuto sociale della parrocchia di cui sono parroco mi sono reso conto come solo il 10%, per essere larghi di manica, dei miei parrocchiani hanno la speranza di entrare in graduatoria, me compreso. Ma non parlo di me assolutamente, che pure ho nella mia famiglia, per quel che posso ricordare, 15 ultranovantenni, 10 non autosufficienti, 30 ultraottantenni, 50 ragazzi in età scolare, tra scuole elementari e medie (non conteggio i ragazzi della scuola superiore e gli universitari). Qualcuno si chiederà come un prete arrivi ad avere una tale famiglia allargata? No, non ho figli nascosti ne ho mai contratto pacs, dico ed altre forme del genere. E' solo che la parrocchia è la mia famiglia, non potrei viverla diversamente. Ripeto non cerco una soluzione per me, ho la promessa del centuplo fatta dal mio datore di lavoro, il quale a volte ha tempi più lunghi della politica, ma lo sapevo da sempre quindi non mi sento ingannato. Parlo a nome di quel 27% che stando ai modelli presentati, costituiscono una famiglia mononucleare e che, stando sempre ai dati emersi dal censimento, hanno un'età non proprio giovanile. Oltre al danno ora anche la beffa? Come ha potuto il sindaco cadere in una visione così poco lungimirante? Alba, Rosa, Maria, Antonietta, Virginia, Daniele, tutti i condomini dei palazzi di via XX settembre, vicino alla casa dello studente, realisticamente non rientreranno mai più nelle loro case... ma stando alla raccolta punti proposta dall'amministrazione mi viene il dubbio che non rientreranno nemmeno nelle case sostitutive. Ma in fondo cosa ci si poteva aspettare da assessori alle politiche abitative che, quando erano alla presidenza dell'ADSU (leggi gestione casa dello studente) non erano stati nemmeno avvisati della pericolosità della struttura? Può ben dire il dottor Sconci, da buon psichiatra e anche lui mio parrocchiano anche se ancora non ci eravamo presentati, che in questi quattro mesi di pazzia collettiva le istituzioni avevano come compito prioritario quello di dare certezza e fiducia ai cittadini. L'unica certezza, almeno per me, è che avendo perso ogni cosa più in basso di così non c'è che da scavare. La nostra fiducia è riposta al cielo affinchè conceda a lungo bel tempo ma non troppo bello onde avitare di vivere a giorni immersi in una sauna e non troppo brutto per eviater di viveri per giorni tenuti ibernati in attesa di essere scongelati in un momento più favorevole. Continuo a sostenere che ciò che è importante adesso è non scollare il tessuto sociale, favorire i rapporti tra le persone, rispettare i quartieri della città e fare il possibile perchè, come è nella realtà, ci siano nello stesso contesto bambini chiassosi e giocherelloni insieme ad anziani brontoloni per il chiasso e allo stesso tempo sapienti. E se Dio vorrà anche un prete ogni tanto a ricordare che Cristo ha salvato anche noi, nonostante tutto.

sabato 15 agosto 2009

Domenica 16 agosto 2009


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


Parola del Signore

venerdì 14 agosto 2009

Solennità di Maria Assunta in cielo


Come ogni anno, si rinnova nel bel mezzo del ferragosto, l'appuntamento con il nostro destino finale. La festa dell'Assunzione al cielo della Madonna ci dice che, per quanto ci si possa stare bene sulla terra, per quanto ci si abitui alle dinamiche umane, noi in realtà siamo fatti di cielo e per il cielo. Lungi da noi l'idea del cielo come un luogo fisico ma come luogo dell'anima. Il cielo è quel luogo nel quale la compagnia di Dio diventa evidente e permanente. Il cielo è il cuore stesso di Dio dai cui palpiti siamo stati generati ed è a quei palpiti che aneliamo, come l'apostolo amato da Gesù che pone il suo capo sul petto del maestro per sentirne l'intimo scorrere della vita. Il cielo è l'invito evidente e pressante ad un orizzonte altro ed alto. Zavorrati da tante, troppe cose, anche il nostro sguardo fatica a guardare un altrove. Ma quando nei momenti di verità e di silenzio sentiamo emergere tutta l'insoddisfazione allora ci accorgiamo che non possiamo abbassare la soglia del desiderio. Già la festa di san Lorenzo ci proietta nella dimensione delle stelle, guardando verso l'Alto ecco spuntare Maria, stella del mattino, stella di un nuovo giorno, inizio di una nuova possibilità, luce sicura nel grigio della vita, barlume cui affidare il proprio cammino.
Lungi dal fare poesia, in Maria assunta in cielo, vediamo realizzate le profonde aspirazione della nostra umanità. In lei, che è stata donna della terra, dell'esilio, dell'incomprensione, del dolore, del freddo, del nascondimento, si realizza per grazia il destino ultimo: donna alla presenza di Dio. Questo da una speranza certa al nostro esilio, al nostro dolore, al freddo che spesso abita la nostra esistenza. Lei con il suo corpo già in cielo ha fatto irrompere tutta l'umanità nella casa di Dio. A cena con il Padre perché non ha avuto difficoltà ad aprire la porta della sua vita a quel Dio che educatamente bussava alla sua casa. Maria-segno di ciò che l'umanità è chiamata ad essere. Maria-segno che nulla può impedire all'uomo di raggiungere quella pienezza cui anela.
"Non poteva conoscere la corruzione del sepolcro colei che aveva dato al mondo l'autore della vita", così canta il prefazio dell'odierna liturgia. Questo vale anche per noi quando diventiamo Maria. Se ogni nostro gesto, pensiero ed azione diventano mariani, cioè portatori dell'autore della vita, di Dio, allora sono destinati a non conoscere la corruzione del sepolcro, perché "è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". Qui si gioca il senso di questa festa: decidere di perdere tempo per Dio.
Che la Madonna, dall'alto della sua postazione privilegiata, guardi ad ognuno di noi e ci protegga, tenga conto della nostra vulnerabilità e aiuti la nostra speranza.
Buon ferragosto.

domenica 9 agosto 2009

articolo su Avvenire dell'8 agosto 2009


Domenica 9 agosto 2009

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore

sabato 1 agosto 2009

Domenica 2 agosto 2009


Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».




Parola del Signore






"Io sono il pane della vita" è una frase terribile quella che Gesù pronuncia oggi alla sua chiesa e all'uomo qualunque. Davanti alle tentazioni di protagonismo ed autosufficienza, che sempre albergano in noi, Gesù ci riporta alla nostra dimensione fondamentale: l'essere creatura e quindi essere essenzialmente bisogno.
"Io sono il pane della vita" significa allora che l'uomo è fame. Fame di pane ma anche fame di profumo perché il pane lo si mangia anzitutto con l'olfatto, il profumo del pane fresco, appena sfornato, già ti sazia e ti inebria, il profumo del forno a legna lo si sente a distanza. Cristo diventa allora la dolce fragranza cui anela il respiro dell'uomo affamato.
"Io sono il pane della vita", non un pane qualunque quindi ma quel pane capace di dare la vita, anzi quel pane che si trasforma in vita e trasforma la tua vita. E l'uomo è alla vita che anela. Quanto l'esperienza del terremoto ci ha fatto capire che ciò che conta è proprio la vita perchè è quello il luogo del mio essere. Il resto è corollario, il resto è superfluo, il resto se c'è va bene se non c'è va bene ugualmente.
"Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna". Lavorate e desiderate ciò che è per sempre e quindi per ciò che è capace di dare un senso infinito ed un orizzonte divino alla vita.
Qualche giorno fa una ragazza, che ci ha tenuto a chiarire subito il suo non essere cattolica, mi diceva come un prete legge l'evento del terremoto, del dolore, dei lutti, del distacco. L'ho guardata e le ho chiesto come faceva lei a spiegarsi tutte queste cose senza l'ipotesi Dio. Mi ha detto che per lei quello era un evento come tanti, una fatalità che andava affrontata. L'ho elogiata per la sua profonda capacità di ritrovare le motivazioni ma guardando in fondo al mio cuore mi son detto e le ho detto: A me questo non basta. L'ultima parola sulla mia vita non può essere la distruzione e il dolore. Se così fosse non vale la pena vivere un giorno in più, ma soprattutto non vale più la pena ricostruire, amare, lavorare, soffrire, sognare, giocare. Se tutto può finire per 23 secondi di forza distruttiva della natura allora siediti anima mia, mangia e bevi se ne hai voglia, anzi ruba tranquillamente il cibo dell'altro o butta il tuo senza tenere conto dei bisogni del tuo fratello.
"Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna". Io no cara amica, non posso vivere se non ho la certezza che c'è qualcosa e Qualcuno che supera i confini del visibile e del contingente e sfocia nell'alveo dell'eternità, del per sempre.
Per questo mi attacco sempre più a Cristo, seppur peccatore, mi attacco a lui perché solo lui ha vinto la morte, solo lui ha il potere di farmi guardare con speranza "al di la del mare".
Solo lui è quel cibo capace di rendere eterno il soddisfacimento al mio bisogno umano: un pane per la vita e il suo fragrante profumo che mi manda in estasi.