martedì 29 giugno 2010
domenica 27 giugno 2010

venerdì 25 giugno 2010
Finalmente fuori.

Stamattina un noto telegiornale nazionale, nell'edizione delle 8.00, ha dedicato ben 15 minuti a commentare il disastroso risultato calcistico. Nei giorni scorsi addirittura l'apertura dei vari tg, minzoliniani e non, era dedicata ai mondiali e poi, in secundis (cfr. Il marchese del Grillo)
- alla morte dei dodici giovani in Spagna,
- al referendum a Pomigliano,
- al consiglio comunale straordinario fatto dalla giunta aquilana nella piazza vicino palazzo Chigi,
- alla marea nera che ha devastato le coste americane,
nemmeno un accenno
- della protesta ortaggesca (scusate la licenza poetica ma è per dire il lancio di pomodori, melanzane e quant'altro) presso la sede Rai di viale Mazzini, ad opera della popolazione aquilana per protestare contro l'oscuramento della manifestazione antitasse, che ha visto scendere in strada un popolo intero, ormai ridotto allo stremo e, diciamolo pure, alla fame.
Accenni, flash,
- alla manovra finanziaria e alle proteste delle regioni.
- Toni da commedia alla presa di coscienza da parte di Fini del fatto che la padania è un'invenzione leghista (vorremmo però vedere il seguito di queste esternazioni, fatti e non parole caro Fini è un motto che dovresti conoscere bene) e alla conseguente
- minaccia di Bossi di far marciare i contadini della bergamasca con vanghe, zappe e trattori, contro Roma ladrona e contro l'unità d'Italia.
Si, finalmente, per l'Italia questo campionato è finito... non grideremo più "Forza Italia", e già questo non è poco, ma soprattutto, ogni giorno, potremo chiederci nuovamente: "Con che cosa tenteranno di rinc...uorarci anche oggi?"
domenica 13 giugno 2010
Il valore (ambiguo) dei segni.
Ogni cosa, nelle nostre chiese, è segno d'altro, rimanda ad un senso ed un significato più profondo. Dalla porta all'altare, dal pavimento al soffitto, dall'acquasantiera al tabernacolo. Tutto è segno di qualcosa di più profondo. Beh il terremoto non ha avuto rispetto di nulla, tutto ha distrutto con la sua potenza. Tutto ciò che avevamo benedetto e consacrato è stato violato. Vengono in mente certe immagini dei salmi che descrivono la distruzione di Gerusalemme e del Tempio. Avevamo ricoperto i nostri segni di una sacralità, forse, eccessiva. Pur consapevoli che può forse contenere Colui che è creatore del cielo e della terra una casa fatta da mani d'uomo? Avevamo dato a queste case/chiese una importanza esagerata.
Tra i segni più densi di significato a L'Aquila abbiamo la Porta Santa, quella porta che, aperta con solennità, nei vespri della vigilia della festa della Decollazione di San Giovanni Battista, viene chiusa con i vespri della stessa festa. Una apertura annuale di 24 ore che vede passare penitenti e curiosi, laici e religiosi, aquilani e non, un popolo commosso e un popolo indifferente, colui che è spinto dal desiderio di perdono e colui che, pur nell'indifferenza religiosa di ogni giorno, sente di dover partecipare ad un rito collettivo. La foto che segue dice bene l'attesa che ogni anno abita il popolo aquilano per questa apertura, segno della straordinaria abbondanza di misericordia di Dio.
Eppure questa Porta nei giorni scorsi è stata violentata per permettere ad alcuni politici di uscire indisturbati dopo l'inaugurazione della ritrovata bellezza della facciata di Collemaggio. Non mi interessa qui sapere i motivi della presenza di Bertolaso, Letta, Chiodi ed affini, visto che comunque si trattava di lavori iniziati molto prima del terremoto e con i quali, sia il governo sia la protezione civile, non avevano nulla a che vedere. Ma, si sa, al fascino delle passerelle è difficile resistere, ogni occasione è buona per diffondere l'immagine di una città che ha risolto tutti i suoi problemi. Mi preoccupa invece come questa apertura straordinaria possa banalizzare, d'ora innanzi, ogni altra apertura. Mi preoccupa, stando alle notizie diffuse dalla stampa, il fatto che la decisione di aprire la Porta Santa come via di fuga sia stata presa dalle forze dell'ordine per evitare incidenti con un gruppo di persone (saranno stati 4/5) che, seppur ad alta voce, manifestavano il loro dissenso. Possibile che la scorta di questi grandi era preoccupata per la voce e i cartelloni di questi pochi elementi? Forse in questa grande banalità che ci circonda, e ci abita un po' tutti, ne ha fatto le spese anche la Porta Santa? Pensando questo ne sono addirittura consolato perché l'ignoranza scusa persino il peccato. Ma purtroppo mi vengono in mente le mani delle mie nonne (non ho avuto la fortuna di conoscere i nonni). Cosa c'entrano le mani delle mie nonne con la Porta Santa? Beh, avendo lavorato la terra ed accarezzato i figli, impastato il pane e la pasta e lavato chili e chili di bucato, avendo sgranato infiniti rosari sono sicuramente, se non più, almeno sante come la porta di Collemaggio. Ma non è per questo che penso alle loro mani, piuttosto le rivedo senza la loro fede di nozze. Strano per queste donne tutte casa e chiesa.
Quando chiesi ad una di loro il motivo di questa assenza mi fu detto che ad un certo punto il regime aveva preteso tutto il loro oro, comprese le fedi nuziali, per far cassa, serviva per cambiarle in armi (l'anti-Isaia per eccellenza) per difendere il paese. Anche qui il potere distrugge e banalizza i segni per esercitare il suo dominio. Pensare che la bolla, e quindi il perdono di san Celestino V, si erano salvati proprio grazie alla furbizia di questo santo eremita che pensa bene di non delegare tutto al potere allora più forte, quello del papato, e consegna copia della sua bolla anche alla municipalità, piccolo Davide di fronte al gigante Golia.
Ed ora non si è trovato nessun piccolo Davide? Se cessasse almeno la miopia della attuale municipalità si potrebbe scorgere un barlume in fondo al tunnel buio che tutti ci sovrasta.
mercoledì 9 giugno 2010
Dal dramma alla commedia e viceversa.
