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lunedì 27 settembre 2010

Il mercato dei rifiuti.

E' solo una parabola quella che ci narra la fine ingloriosa del ricco epulone, ma non per questo ci lascia tranquilli. Gesù, quando voleva far capire le cose importanti, spesso ricorreva alle parabole in modo da coinvolgere esistenzialmente ogni suo ascoltatore. Di fronte alle parabole ognuno è chiamato a riconoscersi in uno dei protagonisti. Non c'è parabola in cui non sia presente io nel momento che vivo. Non il mio io immaginario ed ideale, ma l'io concreto di questo momento. Per questo non c'è parabola che non sia un giudizio sulla mia vita.
Certo leggendo le cronache di questi giorni non si può certo dire che sia cambiata la gestione dei rifiuti. Nel vangelo erano negate le briciole, oggi quelle stesse briciole, tutto ciò che è rifiuto ed avanzi delle tavole degli epuloni dei nostri tempi, sono oggetto di speculazioni. Anche questi atteggiamenti sono giudicati dal vangelo. Nemmeno la gestione dei rifiuti è fuori dalla nostra fede e di questo dovrebbero accorgersene soprattutto gli amministratori locali, sempre pronti a passeggiare in fascia tricolare dietro le statue dei nostri santi e a presenziare in prima fila alle messe solenni. Ma non possiamo scaricare la colpa sempre sugli altri. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte. Senza scadere in moralismi sterili o in fioretti impossibili. Il vero peccato non è la ricchezza, se giustamente conquistata, il vero peccato è l'indifferenza verso chi è seduto alla soglia della mia vita e che, con il suo stesso esserci, mendica la mia presenza. Non sempre ci verrà chiesto denaro, anzi quasi mai, non sempre ci verràò chiesto pane, anzi quasi mai. Spesso ci vengono chieste le briciole di una nostra attenzione, di un nostro sguardo, di un nostro sorriso, di un consiglio, le briciole della nostra stima. Una amicizia capace di dare speranza o di sostenerla o anche solo ti tenerla desta. Il vero peccato è questo nostro passare accanto e non voler guardare. Il vero peccato è quando le nostre briciole diventano più importanti dei nostri fratelli.

3 commenti:

  1. Bellissimo e profondamente vero ciò che si legge nella parte finale dell'articolo. Ai nostri giorni esistono tanti ricchi-poveri cioè persone che hanno molto sul piano materiale (belle macchine, belle case, cellulari ultimo modello, vacanze estive,settimane bianche)ma... privi di ciò che davvero conta: Non sono amati da nessuno (anzi spesso malevolmente invidiati)spesso con famiglie distrutte alle spalle o tragedie personali,E SOPRATTUTTO NON HANNO ANCORA INCROCIATO LO SGUARDO D'AMORE DI GESU' Queste povertà spirituali dobbiamo cotrastare con il nostro "esserci" cioè farsi prossimo come il Buon samaritano per curare come possiamo le ferite spirituali di chi ci passa accanto e in apparenza sembra invidiabile. Spesso basta poco per far sentire amati questi poveri-ricchi.L"...avevo fame e mi avete dato da mangiare..." di Gesù nel giudizio finale è spesso fame di Amore... . Questo senza evitare di far parte dei nostri beni materiali a chi ha meno di noi: Ti do la mia solidarietà ma mi tengo un armadio che scoppia di abiti mentre tu non hai soldi per comprarti un cappotto RIMANE COMUNQUE RESPONSABILITA' DAVANTI A DIO...

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