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domenica 24 aprile 2011

Pasqua 2011

È una strana preghiera, Signore Gesù, quella che nasce spontanea dal mio cuore in questa notte di pasqua. Non ha origini nel mondo della bibbia e nemmeno in quello delle devozioni e riti della settimana santa. Forse è una preghiera post-moderna, empia. Ma così è nata e così la porgo a te. Ti prego, Signore Gesù, avendo negli occhi e nel cuore il computer. Forse perché è diventato il mio strumento di lavoro principale, o forse perché ormai abita tutta la nostra vita, ma proprio il computer mi ha ispirato questa preghiera "informatica".
Fammi vedere, Signore Gesù, che, grazie alla tua pasqua, tu sei l’unico sfondo possibile al mio desktop, e che da quello sfondo e in quello sfondo si aprono tutte le mie finestre, icone della tua irruzione d’amore nella mia storia ma anche icone del mio grido alla Tua presenza. Accogli e visualizza in quello sfondo la finestra dei miei sentimenti e delle mie passioni, la finestra dei miei pensieri segreti e quella delle mie vane chiacchiere, la finestra del mio passato e quella del mio futuro, passando per il diario del mio presente. La finestra dove memorizzo la mia vita economica e quella sociale, il mio studio e la mia pigrizia, la mia famiglia e i miei rapporti, la mia parrocchia e le mie solitudini, il mio ambito laico e quello religioso, i miei vizi nascosti e le mie apparenti virtù. Tutta la mia vita, tutte le mie finestre in te, nel grande schermo capace di dare senso ed unità ai tanti frammenti.
Lo so che non c’è finestra della mia vita che non abbia in te la sua origine e in te il suo orizzonte, ma a volte la mia indifferenza ed una falsa religiosità mi portano a creare file invisibili, nascosti nei meandri della rete della vita. Eppure “se salgo in cielo là tu sei, se scendo negli inferi eccoti”. Fammi capire, Signore, che non sono il Codice da Vinci né il codice genesi e rivelarmi chi tu sei e chi sono io, ma è solo il codice binario dove tu sei l’UNO ed io lo ZERO. Dove L’UNO senza lo zero è solo una distanza infinita, una perfetta solitudine, e dove lo ZERO senza l’uno è solo un vuoto incolmabile, una serie ininterrotta di occasioni mancate e perse per sempre. Ma insieme L’UNO e lo ZERO, legati in una comunione inscindibile, creeremo un linguaggio veloce e per tutti.
Rendimi attento, Signore, anche al suono dell’allarme antivirus, segnale che il male, subdolo ed invisibile, si può insinuare nella grande rete della vita. E quando nella navigazione incapperò nel gatto e la volpe della fede aiutami a cliccare di nuovo su di Te. Ad aprire una feritoia attraverso la quale Tu puoi rimettere ordine al tutto.
Ed infine fa che tutto questo non accada solo per me.
Amen

3 commenti:

  1. Ci riprovo a postare un commento, male che va ne avrò postati due.
    Comunque il succo del commento di cui credo di aver fallito l'invio è che questa preghiera mi è piaciuta moltissimo e mi ha offerto molti spunti di riflessione.
    La mia fede è ancora appena un lumicino acceso in posto buio e ingombro di tante cianfrusaglie e dove le insidie nascoste e manifeste sono così tante che nel mio caso è più calzante la metafora di un vecchio edificio dismesso in cui è facile che si sfondi un solaio al solo poggiarci lo sguardo.
    Voglio allora meditare la sua preghiera per cercare di capire qualcosa di più di me, di Dio e quali sono le icone sul mio desktop e quante siano le cartelle vuote e quelle rinominate ma rimaste essenzialmente col contenuto originario.
    Ancora metafore, è un modo di esporre i nodi della mia anima che mi si confà però mi chiedo se alla fine Dio non mi chiederà di uscire dalle metafore per dirgli esplicitamente quello che Lui già sa ma che io non trovo le parole per esprimere con più franchezza perché allora dovrei riconoscere che quel lumicino probabilmente è ancora più piccolo di quello che ho detto.
    E allora anche egoisticamente le auguro buon lavoro don Bruno, egoisticamente perché il suo buon lavoro rende migliore anche chi legge.
    Grazie e un caro saluto, Patrizia.

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  2. Carissima Patrizia, grazie per il tuo commento, che stimola ulteriori riflessioni sulla fede, ed in particolare sulla mia fede. Vedi da qualche giorno mi ritorna prepotentemente alla mente e al cuore una frase di san Paolo nella lettera ai Galati: "Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me." Qui è l'origine di una speranza che va oltre le mie menzogne, i miei file rinominati ma dal contenuto sempre uguale, appunto "la mia carne". Butto la mia vita e la mia poca fede dentro la grande fede di Gesù, mi aggrappo alla sua perché la mia è ben povera cosa. Prova anche tu a far così.
    d. Bruno

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