Ieri, al ridotto del teatro comunale, è stato presentato uno strano libro. Strano e bello. Un libro sul terremoto a L'Aquila... Un altro?!? Noooooo!
E invece ne è valsa proprio la pena. Anzitutto per gli autori.
Un libro corale, scritto a più mani da un piccolo gruppo scout, fatto di giovanissimi studenti e due maestri un po' più grandicelli, almeno d'età, ma l'emozione malcelata tradiva una latente sindrome da peter pan. La voce narrante stavolta non era quella dei terremotati ma quella dei volonatari. Gli occhi e lo sguardo non di chi non ha vissuto il dramma in diretta ma nella differita della disperazione e del non senso dei giorni immediatamente post-sisma, forse per questo più liberi ed obiettivi.
Un libro che aiuta noi terremotati a capire quali sentimenti emergevano nel dramma in corso, quali domande ci abitavano, quali desideri avevamo nel cuore. Posizione questa che il tempo sta rendendo seconda, presi ormai da una svogliatezza che tutto appanna e rende nebuloso.
Viviamo tra macerie a cui non facciamo più caso come se questo fosse la normalità.
Ci muoviamo tra strade deserte diventate orizzonte definitivo. E quando queste si animano è solo per il godimento di un attimo che può prendere nome di fiera di san Massimo (con il suo carico di shopping compulsivo) o di vasche tra i locali del centro (spesso in preda ai fumi dell'alcool, a rischio rissa, per sfogare ciò che lo sguardo e il cuore non possono sopportare).
Il volontariato è finito.
La politica ha illuso (almeno i più) e deluso (tutti indistintamente).
La chiesa sta tornando pian piano nelle sacrestie, seppur spesso virtuali per mancanza di strutture vere.
L'Aquila non aiuta le vendite e quindi i media non ne parlano. (Pensare che Bruno Vespa, aquilano doc, non ha ancora dedicato una puntata del suo programma al secondo anniversario del terremoto, mentre ne ha dedicate parecchie alle varie diete e al dramma. ormai incipiente, della prova costume).
E questi ragazzi, incoscienti, decidono di investire ancora su L'Aquila e sulla memoria. Credono in un progetto, sognano di poter ancora aiutare.
Quanto abbiamo ancora da imparare.
E a tutti gli amici che passeranno da questo post un invito. Incoraggiate il sogno di questi sette pazzi di utopia e comprate il loro libro.
Che è un gran bel libro.
Nessun commento:
Posta un commento