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lunedì 20 giugno 2011



Non ho trovato una immagine della Trinità che mi convincesse, opto per questa, anche se non corrisponde pienamente a ciò che sento. Mi piace di questa icona il senso di spazialità che crea, dice di come la Trinità non è tanto un Mistero da capire ma un evento da vivere. Noi figli del post-illuminismo, del post razionalismo, del post-modernismo e di tanti altri post siamo ormai incapaci di realtà. Tutto ridotto ad idea circa, tutto ridotto a salotto culturale, tutto ficcato nella nostra piccola mente. E invece la Trinità non si lascia ridurre ad idea, seppur bella ma sempre astratta. La Trinità è l'evento del rapporto di Dio che si comunica. La Trinità è il luogo vitale del mio esserci e dell'essere del mondo. Rende bene l'apostolo Paolo nel brano della 2° lettera ai Corinti, che la liturgia propone come seconda lettura per la festa della Trinità.
"Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi."
La Trinità è continuare nel tempo e nello spazio, nel mio tempo e nel mio spazio, l'esperienza intima di Dio. Essere nella gioia in un mondo triste e depresso, portare il sorriso di Dio là dove spesso i denti sono usati per mordere ed azzannare. Tendere alla perfezione, che non è un'idea astratta di santità irragiungibile ma sviluppo pieno delle mie potenzialità di uomo, in un mondo che gioca al ribasso, che riduce gli orizzonti, vivere la Trinità vuol dire desiderare di volare alto. Fatevi coraggio... che bello... fatevi coraggio. Mentre tutto ci dice: frega il prossimo, sorpassalo, byapassalo, uso lo sgambetto, denigralo. No. La Trinità vuol dire farsi coraggio. Basta guardare alle icone evangeliche dell'annuncio della nascita di Gesù e a quella della sua passione per capire cosa vuol dire farsi coraggio alla luce dell'esperienza trinitaria. Abbiate gli stessi sentimenti, no al menefreghismo, no ad una realizzazione solispsistica ma comunione di sentimenti, soffrire con chi è nel pianto, gioire con chi è nella gioia, perchè in famiglia funziona così per natura, tutto trasfigurato dalla preghiera di chi riconosce che ogni sentimento ha in Dio il suo alveo naturale. Vivete in pace... anzitutto con noi stessi, facciamo pace con noi stessi, noi che siamo sempre alla ricerca di un altrove per star meglio, facciamo pace con noi stessi, con le nostre fragilità, con i nostri drammi, con le nostre paure, con il nostro passato, con il nostro presente e con il nostro futuro, facciamo pace con i nostri peccati che altro non sono l'occasione di vivere la redenzione. E pacificati con noi stessi saremo in pace con chi ci circonda. Vivete in pace...
Tutto questo permetterà di scoprire che il Dio dell’amore e della pace è compagnia alla mia esistenza. Ed ecco capita la Trinità, come quando, dopo aver letto infiniti libri sull'amore finalmente incontro colui o colei che fa vibrare il mio cuore ed abita i miei desideri.
Non un dogma da credere ma una sfida per vivere.

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