SOS RICOSTRUZIONE.

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mercoledì 12 ottobre 2011

La parola del vescovo ci basta. A lui la nostra solidarietà.

«Da diversi giorni prosegue la tempesta mediatica aquilana che mi vede indirettamente coinvolto pur essendo parte offesa, se i fatti saranno appurati nella loro verità. Quello che avevo da dire l'ho comunicato alla gente in Piazza Duomo e poi ai sacerdoti. Se oggi riprendo la parola è solo perché nell'odierna edizione del Centro, e nelle locandine, si attribuisce al sottoscritto una espressione volgare che mai mi sono permesso di pronunciare, avendo un rigetto fisico per tutto ciò che sa di triviale e di volgare. Del resto viene riferita da altri e non percepita dalla mia bocca: notizia questa di non poco conto.
Sin qui la mia precisazione; mi sia permesso ora aggiungere qualche ulteriore riflessione.Vorrei ringraziare i sacerdoti e la gente che continuamente mi esprime vicinanza e solidarietà in questo momento non facile e al quale non sono abituato, pur essendo uomo di comunicazione. Più di qualcuno mi manifesta il timore che questi attacchi siano rivolti alla mia persona nel tentativo di stancarmi e di portarmi ad abbandonare il campo. Io voglio pensare che così non sia. Ad ogni modo a tutti vorrei dire che quando si nutre la consapevolezza di aver compiuto il proprio dovere, occorre essere pronti a soffrire ma non a cedere, nella certezza che tutto rientra in un piano di salvezza e che Iddio sa trarre il bene anche dal male. Chi mi conosce sa che ogni giorno lavoro, al di là di quello che possa apparire da notizie frammentarie e talora imprecise, non per intrallazzare affari, ma con l'unico scopo di stare accanto alla gente e di aiutare e tutelare i deboli e i poveri come san Luigi Orione mi ha insegnato. Ma per amare concretamente bisogna essere disposti anche a rischiare di persona. Se poi sia incappato in cattivi compagni di viaggio e non abbia avuto la capacità di riconoscerli subito, questo dispiace certamente, e costituisce un invito concreto a maggiore prudenza. Questa lezione l'ho ben appresa, e mi servirà per l'avvenire.
Infine un'altra riflessione ancor più maturata nella preghiera di questi giorni. La ricostruzione più necessaria non è quella materiale delle case e delle chiese distrutte dal sisma, bensì quella umana, sociale e spirituale. So che la principale preoccupazione non dovrà essere ricostruire le mura e gli edifici sacri, ma ricostruire la speranza, la coesione e la fiducia nelle comunità. Del resto questo è il principale compito di ogni Pastore. Questa ricostruzione spirituale è già del resto iniziata e si va intensificando in questo tempo, partendo da Gesù realmente presente nel mistero eucaristico e da Maria, nostra celeste madre. Ad esempio, la piccola chiesa di Cansatessa, primo dono degli alpini del Trentito alla nostra città terremotata, è da più di un anno ormai centro di adorazione eucaristica perpetua. E' nel silenzio di questo luogo di ascolto e di meditazione che arde e si propaga la fiamma indistruttibile dell'amore divino, unica sorgente di speranza per dare vita a un mondo rinnovato. Sono certo che con il tempo incendierà di amore divino la città e sarà l'alba di un giorno nuovo. Per questo prego e tutto offro a Dio».

Al vescovo Giovanni tutto l'affetto e la solidarietà della parrocchia dei Santi Marciano e Nicandro in L'Aquila. Siamo certi che lui in questa vicenda è parte offesa. Preghiamo affinché possa continuare con immutato entusiasmo il suo impegno a favore di noi tutti e delle nostre comunità.

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