SOS RICOSTRUZIONE.

SE VUOI AIUTARCI A RICOSTRUIRE LA PARROCCHIA QUESTO E' IL CODICE IBAN DEL C/C INTESTATO A "PARROCCHIA SAN MARCIANO" PRESSO LA BANCA POPOLARE DELL'EMILIA ROMAGNA ag. di città n.10



IT81S0538703612000000183573











giovedì 20 ottobre 2011

Quando la morale diventa perbenismo...

Stiamo assistendo ad una campagna mediatica che cerca di screditare l'opera e la presenza della chiesa. Questo a tutti i livelli, quindi anche a livello diocesano. Prendendo a pretesto una tentata truffa, nella quale i nostri vescovi sono parte offesa (e con loro l'intera chiesa cha va dal metropolita all'ultimo battezzato di Poggio Cancelli), si getta il sospetto su tutto e su tutti. E si scopre che i primi a girare le spalle come al solito sono i cortigiani, siano essi politici, affaristi, ecclesiatici, tecnici e quant'altro. In questo marasma generale c'è una cosa che non capisco ed una che non accetto.
Non capisco come si possa esultare per questa tentata truffa ai danni della fondazione guidata dai nostri vescovi. Invece di prendercela con chi ha messo in piedi questo tentativo ce la prendiamo con chi, all'oscuro di trame e intrighi di potere, cercava di orientare verso progetti qualificati e qualificanti il lavoro e le risorse disponibili. Non sono i nostri vescovi ad aver perso progetti personali ma tutti noi, tutto il territorio del cratere, che si vede ancora una volta depauperato della speranza. Tentando di prendere in giro i vescovi si è tentato di prendere in giro l'intera chiesa dell'Aquila e l'intero territorio. E questo invece di farci fare corpo unico contro il malaffare che cosa produce? Ulteriori divisioni tra noi, gente perbene. Tutti dentro al Colosseo, bestie feroci a scannarci ed azzannarci gli uni gli altri per far godere l'imperatore (qualche copia in più di quotidiano venduto in edicola e piccoli trafiletti su facebook) Mi sembra proprio un bel paradosso. E forse con questo intervento anch'io scendo a far parte dello spettacolo. Questo è ciò che non capisco.
Ma c'è un aspetto che non accetto. E' quando il criterio di giudizio di noi cristiani (e soprattutto preti e quindi delle nostre comunità che nel bene e nel male ci seguono ancora) diventa il luogo comune, ciò che pensa la maggioranza, e non Gesù Cristo. Ve lo immaginate Cristo che chiede le dimissioni a Pietro perchè si è fatto infinocchiare nel cortile del tempio da una servetta qualsiasi? "Ora Pietro prenditi le tue responsabilità e decidi di conseguenza" non sono parole che Cristo ha usato. "Mi ami tu?" su questa domanda dobbiamo mettere alla prova anzitutto noi, le nostre scelte, le nostre comunità e, perché no, i nostri vescovi. Finchè un vescovo, con la vita, risponde "si" a questa domanda, ogni nostra dietrologia politically correct non ha spazi di anarchica libertà. E la mia non è una visione medievale dell'autorità, nè clericalsimo malato di vescovite, chi mi conosce sa la mia allergia a queste forme. No, è solo un tentativo di usare la ragione secondo un fattore che la trascende: Guardare tutto con gli occhi di Dio.

Nessun commento:

Posta un commento