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sabato 11 luglio 2009

LaChiesa: Liturgia del giorno


Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

"Parola del Signore"


La liturgia della Parola di domenica 12 luglio ci propone questo brano del vangelo di Marco. Apparentemente si tratta di un brano povero, non contiene quelli che sono i grandi insegnamenti di Gesù ma solo piccole norme per un viaggio.

Come sempre tentiamo di leggere in profondità e, come innamorati pazienti, scopriremo anche oggi degli aspetti che implicano la mia esistenza di uomo e di cristiano.

Anzitutto obiettivo del pellegrinaggio dei discepoli non è la soluzione dei problemi planetari, ne la costruzione di modelli alternativi di vita. Il G12 degli apostoli non ha nulla a che fare con i nostri G... ma il loro andare verso la città dell'uomo non ha nulla a che vedere con atteggiamenti di no global della fede. Ancora una volta la nostra appartenenza a Cristo ci colloca in una situazione altra rispetto a quelle proposte dal mondo. La cacciata degli spiriti immondi sono l'obiettivo della presenza dei discepoli. Cioè l'eliminazione di tutte quelle forze e potenze in noi e fuori di noi, che ostacolano o impediscono una piena comunione con Dio e con se stessi.

La nostra chiesa aquilana in questo periodo sta vivendo una grande povertà di mezzi e di strutture. Non abbiamo più chiese ne luoghi dove poter vivere la nostra fede se non la strada. Siamo nella posizione descritta da Cristo che ci sfida a prendere sul serio, sine glossa direbbe san Francesco, l'invito di oggi.

Un bastone per appoggiare la nostra umanità sfinita, un bastone per sondare la solidità e la tenuta del terreno prima di poggiarci i piedi.

Un amico, un compagno di strada, cui appoggiare la nostra soltudine. Un amico con il quale vivere la comunione che si annuncia perchè, almeno tra i cristiani, tutto non sia falso e teorico, una bella dottrina e basta.

Un bastone ed un amico: due presenze che ci permettono il cammino. Due appartenze che ci liberano. Solo riconoscendo la nostra radicale dipendenza da ciò che sostiene la nostra umanità e la nostra speranza potremmo ungere le ferite e guarire le malattie dell'altro. Nelle fonti francescane si racconta proprio un episodio analogo. Un frate chiede a Francesco il permesso di andare a predicare la Parola di Dio, Francesco gli comanda prima di fare un giro per tutte le strade e le piazze di Assisi insieme ad un fratello e poi tornare da lui. Il frate obbedisce e stanco della strada ritorna in attesa di essere mandato ma Francesco gli dice che quell'andare in due era la sua predica più riuscita. Perchè Dio o passa nella povertà del nostro sguardo o non passa affatto, o passa nel nostro andare sottobraccio in perfetta comunione o non passa affatto.

E se qualcuno non si mostra accogliente basta semplicemente spazzare via la polvere senza alcuna condanna, senza nessun giudizio. Noi gli abbiamo offerto ciò che abbiamo di più prezioso: Lui che ci invia.




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