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sabato 1 agosto 2009

Domenica 2 agosto 2009


Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».




Parola del Signore






"Io sono il pane della vita" è una frase terribile quella che Gesù pronuncia oggi alla sua chiesa e all'uomo qualunque. Davanti alle tentazioni di protagonismo ed autosufficienza, che sempre albergano in noi, Gesù ci riporta alla nostra dimensione fondamentale: l'essere creatura e quindi essere essenzialmente bisogno.
"Io sono il pane della vita" significa allora che l'uomo è fame. Fame di pane ma anche fame di profumo perché il pane lo si mangia anzitutto con l'olfatto, il profumo del pane fresco, appena sfornato, già ti sazia e ti inebria, il profumo del forno a legna lo si sente a distanza. Cristo diventa allora la dolce fragranza cui anela il respiro dell'uomo affamato.
"Io sono il pane della vita", non un pane qualunque quindi ma quel pane capace di dare la vita, anzi quel pane che si trasforma in vita e trasforma la tua vita. E l'uomo è alla vita che anela. Quanto l'esperienza del terremoto ci ha fatto capire che ciò che conta è proprio la vita perchè è quello il luogo del mio essere. Il resto è corollario, il resto è superfluo, il resto se c'è va bene se non c'è va bene ugualmente.
"Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna". Lavorate e desiderate ciò che è per sempre e quindi per ciò che è capace di dare un senso infinito ed un orizzonte divino alla vita.
Qualche giorno fa una ragazza, che ci ha tenuto a chiarire subito il suo non essere cattolica, mi diceva come un prete legge l'evento del terremoto, del dolore, dei lutti, del distacco. L'ho guardata e le ho chiesto come faceva lei a spiegarsi tutte queste cose senza l'ipotesi Dio. Mi ha detto che per lei quello era un evento come tanti, una fatalità che andava affrontata. L'ho elogiata per la sua profonda capacità di ritrovare le motivazioni ma guardando in fondo al mio cuore mi son detto e le ho detto: A me questo non basta. L'ultima parola sulla mia vita non può essere la distruzione e il dolore. Se così fosse non vale la pena vivere un giorno in più, ma soprattutto non vale più la pena ricostruire, amare, lavorare, soffrire, sognare, giocare. Se tutto può finire per 23 secondi di forza distruttiva della natura allora siediti anima mia, mangia e bevi se ne hai voglia, anzi ruba tranquillamente il cibo dell'altro o butta il tuo senza tenere conto dei bisogni del tuo fratello.
"Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna". Io no cara amica, non posso vivere se non ho la certezza che c'è qualcosa e Qualcuno che supera i confini del visibile e del contingente e sfocia nell'alveo dell'eternità, del per sempre.
Per questo mi attacco sempre più a Cristo, seppur peccatore, mi attacco a lui perché solo lui ha vinto la morte, solo lui ha il potere di farmi guardare con speranza "al di la del mare".
Solo lui è quel cibo capace di rendere eterno il soddisfacimento al mio bisogno umano: un pane per la vita e il suo fragrante profumo che mi manda in estasi.

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