lunedì 23 novembre 2009
Festa di Cristo re
La liturgia della Parola nella festa di Cristo re propone il brano del vangelo di Giovanni nel quale si descrive il dialogo tra Gesù e Pilato. Dialogo che avviene alla vigilia della morte stessa di Gesù, il quale di fronte all'insistenza di Pilato proclama la sua regalità pur precisando che si tratta di un regno che non segue la prassi ne i fini dei regni temporali. Eppure la chiesa ci ha messo XX secoli per istituire ufficialmente questa festa, infatti è solo nel 1925 che Pio XI, con l'enclica "Quas primas", rende ufficiale questo culto.
Sono anni in cui si stagliano all'orizzonte le grandi e terribili ideologie del novecento, il fascismo e il nazismo, il comunismo ha già preso terreno nel'est dell'Europa. Sono tutti movimenti di pensiero e d'azione che pretendono di dire la parola definitiva sull'uomo, sulla sua vita ed il suo senso. Ideologie che porteranno l'uomo a toccare il fondo dell'abisso e della brutalità in nome di una società perfetta, di un uomo potente, di una razza pura. Di fronte a questo scenario la chiesa sente il dovere profetico di proclamare e confessare a gran voce Colui che è l'unico re da adorare, re in quanto salvatore dell'uomo e di ogni uomo, senza distinzione di razza, cultura, ceto.
Letta così questa festività potrebbe apparire anacronista, superata. Eppure vi è una modernità anche in questa festa. Sempre poteri palesi od occulti pretendono dirci chi siamo, a chi apparteniamo, come vivere, con chi vivere e quanto vivere, cosa ci basta e cosa possiamo o dobbiamo desiderare. Ecco allora che anche questa festa diventa importante in quanto costringe ognuno di noi a riflettere per cercare di capire a quale regno apparteniamo, di quali poteri siamo succubi o a quali potentati ci siamo prostituiti. Qui nasce la sfida: se soddisfatti oppure inquieti, se in pace oppure in agonia.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento