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sabato 5 settembre 2009

Povera L'Aquila, così zavorrata, capace di voli sempre più bassi.




Ho trascurato il blog per una full immersion nella realtà. Vengo fuori da una intensa settimana aquilana e ciò che mi porto dietro e dentro è una profonda tristezza. Questa volta però non è dettata dalle macerie, dal silenzio assordante della città, dalle depressione che si taglia e si staglia un po' ovunque: mi rende triste la devastazione che ho visto nelle persone. Si il terremoto sta colpendo proprio al cuore dell'uomo. Mi aveva provocato l'editoriale di don Claudio sul numero 3 del quindicinale diocesano "Vola" e mi sono messo alla ricerca di quei segni dei quali lui indicava l'esito. Purtroppo non ho dovuto ricercare molto. Il male e il peccato hanno una capacità di autorigenerarsi spaventosa.
Mi chiedo:
- quale perdonanza ha celebrato chi, avendo case sfitte, doppie, triple, quadruple, le sta rendendo inagibili smontando il bagno o l'impianto di riscaldamento o altro, per evitare di farsele requisire dal Comune o dalla Protezione Civile per i bisogni di coloro che vivono la difficile situazione delle tende o dell'esilio sulla costa?
- quale perdonanza ha celebrato chi, e sono tanti, ha attraversato la porta santa per la pura curiosità di vedere Collemaggio distrutta? Sono stato a lungo seduto vicino l'urna di san Pietro Celestino ed ho potuto ascoltare molte telefonate di questo tipo.
- quale perdonanza ha celebrato colui che, pur avendo la possibilità di non pesare sullo stato e quindi sulla società, ha tenuto ben chiuse le proprie case al mare facendosi ospitare dalla tendopoli più vicina?
- quale perdonanza ha celebrato colui che da sempre ha avuto la casa a ridosso della montagna e quindi da sempre in situazione di potenziale pericolo e che ora dopo il 6 aprile se la vede classificare F, ma F lo era anche il 5 e il 4 e via a ritroso sino al giorno in cui ha costruito, e che non ha perso neppure un bicchiere ed ora è in lista per entrare nel progetto C.A.S.E. prendendo il posto magari di chi, avendo meno punteggio ma non più casa, rischia di restarne al di fuori?
- quale perdonanza ha celebrato chi ha sparato e spara a zero su coloro che si sono trasferiti sulla costa o altrove, ritenendoli traditori dell'aquilanità. Chi ha tradito di più, mi chiedo, colui che si è fatto da parte per lasciare spazio a chi non aveva altra soluzione che la tenda o colui che è rimasto costringendo a gestire numeri esorbitanti di assisititi? I "fiumi di Babilonia" di biblica memoria non ci hanno insegnato proprio nulla.
- quale perdonanza ha celebrato quella famiglia seduta dietro di me a Collemaggio che di fronte alla proposta del bambino di casa di ritornare passando per il lago di Campotosto ha scelto di vedere "questa famosa Onna, così vediamo come è ridotta"? Avrei risposto a tono se il mio colletto da prete non mi avesse richiamato ad una maggiore sobrietà nel linguaggio, cosa che per natura non mi appartiene. In fondo, mi sono detto, non è colpa loro, hanno visto fare la stessa cosa dai grandi della terra e hanno scopiazzato come solo i poveri sanno fare.
Bene ha pensato allora san Pietro Celestino di farsi un giro fuori dall'Aquila, la Sua Perdonanza non è certo questa, forse voleva cambiare aria. Ma se anche i santi se ne vanno via allora veramente c'è da preoccuparsi per la nostra povera città, novella Pompei fatta di macerie e tracce d'affresco, quello pagano, il nostro falsamente religioso.
P.S. Chiedo scusa al mio vescovo, so che non condividerà la mia analisi, prego perchè la sua visione, fondamentalmente positiva sia quella giusta, e prego anche affinchè la mia lettura della realtà sia resa falsa dagli eventi futuri. Fa nulla che ci perdo la faccia.

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