Chiedo scusa in anticipo se il linguaggio non sarà proprio casto e puro, chi pensa di scandalizzarsi non continui nella lettura e preghi per la salvezza della mia povera anima.
Non mi scandalizza il fatto, reso noto poche ore fa, di quei due cretini che alle 4,00 del 6 aprile 2009, a distanza di pochi minuti dal terremoto, se la ridevano di gusto, pensando ai guadagni che da li a poco avrebbero realizzato sulle nostre disgrazie e sui nostri lutti. Non mi scandalizza semplicemente perché è la solita storia che si ripete da sempre. Mors tua vita mea. Il realismo cinico degli antichi ha reso con questo brevissimo dittico questa realtà. In fondo, per fare un esempio vicino alla nostra cultura, già sotto la croce di Cristo c'erano altri cretini che se la ridevano e se la spassavano, alla faccia di quel dolore innocente o meglio, proprio grazie a quel dolore innocente. Essere cristiani vuol dire avere gli anticorpi allo scandalo e alla cattiveria degli uomini, sempre infinitamente superiore alla più fervida fantasia horror, perché Cristo, essendo passato ed essendosi fatto attraversare da tutta l'umana cattiveria l'ha sconfitta e quindi ci ha liberati dal suo ultimo morso. Eppure c'è una cosa che, se non mi scandalizza, mi lascia quantomeno perplesso. Continuo a pormi la domanda: Ma se già nella mattina del 6 aprile queste intercettazioni erano note perché aspettare così tanto per renderle pubbliche? Perché conservare questo materiale per tempi "più opportuni"? E chi decide quale è il tempo opportuno per usare le intercettazioni? Questo calcolo ci offende non più né meno del calcolo dei nostri due eroi del cinismo e della codardia, novelli gatto e volpe assetati delle monete d'oro del nostro dramma. Speriamo almeno di non dover scoprire che i due, con il silenzio (durato ben dieci mesi) complice, almeno moralmente, degli inquirenti, hanno eseguito dei lavori nella nostra città e, se mai si scoprisse che lo hanno fatto, offriamogli un posto sicuro ed un cibo certo vicino ad uno degli insediamenti del progetto C.A.S.E. Chi conosce L’Aquila sa che il nostro bel supercarcere delle Costarelle non è molto lontano né da Sassa né da Cese di Preturo, ed una suite per loro può sempre essere ricavata. Almeno stavolta le derive sessuali dei protagonisti (delle quali non può importarcene di meno) non coprano il vero scandalo di un dolore reso oggetto di mercato e merce di scambio. Non vogliamo che l'Aquila sia ricostruita da questi individui, non lo meritano né loro né no, ma soprattutto i nostri morti che urlano con il loro profondo silenzio contro questo ulteriore sciacallaggio.
venerdì 12 febbraio 2010
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Caro don Bruno, mi spiace dover leggere gli epiteti che ha riservato ai due personaggi tristemente famosi per le risate fatte alle 3,32 quando altri piangevano i loro cari e i loro amici.
RispondiEliminaHo trovato invece, molto interessante il tema della croce e degli stati d'animo che avevano i personaggi che assistevano all'esecuzione di Gesù.
Mi piacerebbe svilupparlo.
Ogni aquilano porta dentro di sé una ferita che, al pari del segno dei chiodi, difficilmente potrà rimarginarsi. E' una ferita che ci qualifica, in questo momento storico, come i crocifissi. Addolora dover vedere dall'alto della nostra croce alcuni personaggi che si divertono pensando a come dividersi le vesti o a chi toccherà in sorte la tunica. Addolora ma non autorizza noi cristiani a pensare che siano dei "coglioni" o dei "cretini". Probabilmente la rabbia vorrebbe farci scendere dalla croce, vorrebbe farci trovare faccia a faccia con quelle persone, per vomitargli addosso tutto il nostro sdegno, il nostro ribrezzo per quello che hanno fatto. Ma dobbiamo imparare da Gesù (che ci invita ad imitarlo nel cammino verso la perfezione: siate perfetti come...) che possiamo rimanere con dignità inchiodati alla croce a pregare per i nostri nemici (Padre perdona loro...). Forse non tutti, ma potrebbe succedere anche sotto la nostra che un "soldato romano" possa dire: "... davvero quest'uomo è il figlio di Dio!".
Anch'io non ridevo alle 3,32, non rido neanche adesso ma non mi meraviglio che qualcuno lo facesse. Tenga presente, caro don Bruno, che tante persone si iscrivono sui vari gruppi presenti in rete per ribadire che alle 3,32 non ridevano. Forse si è iscritto anche quel ladrone che "...benché condannato alla stessa pena..." rideva del "Crocifisso". Forse si è iscritto anche qualche nostro concittadino terremotato che ha affittato un appartamento del progetto C.A.S.E.
Forse si è iscritto anche qualche nostro compagno di sventura che ha cavalcato l'occasione offerta dal terremoto per fare carriera nei vari posti di potere, per farsi una campagna o propaganda elettorale benché condannato alla stessa pena.
Allora, caro don Bruno, cambiamo stazione. Non sintonizziamoci con le tante persone che non perdono occasione per imprecare e coprire di insulti ed improperi i due imprenditori che (alla faccia dell'onestà) almeno se lo sono detto. Non sintonizziamoci con il popolo che condanna, che asseconda la logica del mondo. Noi cristiani siamo "nel" mondo ma non siamo "del" mondo. Noi cristiani che merito ne abbiamo se preghiamo per quelli che ci fanno del bene? Allora cambiamo stazione! Diamo vita ad un nuovo movimento che smetta di criticare, condannare, giudicare, processare. Facciamo nascere dentro di noi il desiderio di coprire con la preghiera, con il perdono e soprattutto con il silenzioso esempio le risate delle 3,32.
Ho aspettato oggi, mercoledì delle ceneri, per commentare questo suo articolo con la fiduciosa speranza che la quaresima che ci aspetta sia un tempo prezioso per recuperare non tanto la nostra città, le nostre case, il nostro centro storico, le nostre abitudini, le nostre tradizioni ma la vicinanza con il fratello.
E' dunque la prossimità lo spazio della rivelazione dell'altro e pure di Dio.
Se ognuno di noi riconosce la scintilla di Dio che porta dentro di sé potrà vedere l'amore di Dio presente nel cuore dei nostri fratelli.
Se l'uomo - come diceva Tertuliano - è il suo futuro, bloccare l'uomo nell'istante del suo momento negativo è come valutare un film solo sulla base di un suo fotogramma. Il perdono si inserisce proprio qui. E' la forza che libera dalla capsula della colpa colui che vi si è imprigionato. Il perdono come HIPER-DONO apre il futuro.
Auguro a Lei e ai suoi lettori una Santa Quaresima e la saluto con Francesco: Pace e Bene.
Lek
Ti ringrazio per avermi riportato al cuore del problema. Ti ringrazio per aver approfondito per me l'invito fatto nell'imposizione delle ceneri: Convertiti e credi al vangelo. Hai ragione. Se posso vorrei solo spiegare da dove nasce questa mia presa di posizione, sicuramente un po' forte e poco evangelica. In fondo per come è andata alla mia vita nella notte del 6 aprile, io mi sento e sono un miracolato, non mi sento in diritto di definirmi degno delle lacrime, quindi non tanto sulla croce ma forse ai suoi piedi. Nella mia parrocchia la morte quella notte ha colpito di brutto, la casa dello studente era li a pochi passi, la famiglia Cora, la famiglia Spagnoli e tanti altri volti familiari. E' il loro dolore che mi provoca un gesto di rabbia per quanti non lo hanno rispettato. Quale padre non si indigna quando vede i propri figli derisi? Non amo neanche io comitati più o meno spontanei, che rivendicano questo o quello, non voglio fermare l'uomo ad un solo fotogramma della sua vita ed in questo bloccarlo per sempre. Ma la coscienza di quel momento di vita fermato per il tempo di un blog possa essere, almeno per me, monito ad una fede sempre più vissuta nella quotidianeità dei fatti.
RispondiEliminaBuon cammino di quaresima anche a te sicuro che la pietra rotolata via sarà l'esito di ogni cammino e il punto del nostro incontro.
don Bruno
p.s. come piccolo segno di conversione elimino la parolaccia dal titolo del post