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lunedì 22 febbraio 2010

ROMA
Parroco contro Mc Donald
di fronte alla sua chiesa
Non era ancora finita la messa quando
don Quirino, battagliero parroco
del piccolo borgo di Isola Farnese sulla
Cassia a Roma, si è scagliato contro
il Mc Donald’s aperto lì vicino da poche
settimane. Dal pulpito, prima della
benedizione finale della messa di
Quaresima, è arrivato l’invito a protestare
contro il direttore del fast food,
come lui già aveva fatto. Motivo?
«Questa settimana hanno organizzato
una festa di Carnevale per i bambini
nel Mercoledì delle Ceneri, quando
sono prescritti astinenza e digiuno, e
questo non è accettabile».
Ci sono notizie che non possono passare con indifferenza, se non altro per la loro estrosità. Dei giornali di oggi mi ha colpito la notizia che ho riportato in apertura. Non credo che questo mio confratello brilli per profezia ne per pedagogia. Cosa pensiamo di ottenere accusando sempre gli altri dei nostri fallimenti, come singoli e come chiesa? Se quel Mc Donald's non avesse organizzato alcuna festa forse che quei ragazzi avrebbero vissuto con maggiore fedeltà l'inizio della quaresima? Come si può pensare di imporre i nostri ritmi di vita cristiana a suon di denunce? Forse con un po' di fantasia pastorale si sarebbe potuto organizzare un evento altro, una programmazione parrocchiale capace di aiutare i nostri fedeli a vivere ogni istante nella memoria di Cristo. Se i ragazzi sono andati a quella festa di carnevale nel mercoledì delle ceneri non è per disobbedire ad un precetto della chiesa ma semplicemente, forse, perché non sapevano nemmeno che quel giorno era consigliato un diverso atteggiamento. Il tempo delle crociate è finito, è il tempo della vicinanza educativa, cioè di una vicinanza sapiente di chi sa che alle sue cure sono affidate persone, magari adulte in età, ma bambini nella fede. C'è il tempo del latte e il tempo del cibo solido, il tempo della semina e quella della raccolta. Non possiamo pretendere di sovvertire le leggi naturali. Viviamo, prendiamone coscienza, in mezzo ad un popolo che di cristiano non ha più nulla, ma nemmeno ai tempi di Gesù c'era qualcosa di cristiano nella società eppure Lui non si ferma davanti a questa banale difficoltà. Benedetto XVI ci ha invitati a creare una sorta di atrio dei gentili ma non vedo nella chiesa molte iniziative in questo senso. Mi chiedo: come mai si invoca l'obbedienza quando si tratta di messe in latino, incomprensibili ai più, di decreti promulgati dal Sommo pontefice per una esatta applicazione e comprensione del codice di diritto canonico, di interpretazione di testi legislativi e testi liturgici, e si passa sotto silenzio un papa che ci invita ad aprirci alla domanda di un mondo che, pur con un linguaggio non più religioso, chiede comunque di entrare e stabilire un contatto con Gesù Cristo. Pronti ad usare l'indice contro qualcuno e mai disponibili ad un ascolto cordiale anche di chi il mercoledì delle ceneri partecipa ad una festa di carnevale. Eppure la parola di Dio ci aveva messo in guardia verso le ipocrisie di una vita religiosa ostentata per avere il consenso degli uomini e non vissuta nell'intimità di un rapporto con il Padre. La morale nasce da un amore e non viceversa, a noi pastori spetta il compito di testimoniare questo amore e, se Dio lo vuole, di suscitarlo in coloro che incontriamo nell'agorà della ferialità. Allora forza cari confratelli non più nemici da combattere ma amici da accogliere, come lo siamo stati noi dall'abbraccio misericordioso di Cristo.

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