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venerdì 19 febbraio 2010

Chi mangia da solo si strozza

Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”».

E' questo un passaggio della lettura della messa di oggi. In realtà il venerdì di quaresima non è giorno di digiuno ma solo di astinenza, ma credo che l'avviso sul quale ci mette la Parola di Dio sia valido ugualmente. Occorre un continuo ritorno al cuore della legge, guai a fermarsi alla sua sola applicazione perchè questo quasi sempre ci pone nella posizione di chi, assolto il precetto, si sente giustificato davanti a Dio escludendo dalla sfera della carità il proprio fratello. A nulla serve assolvere un precetto se poi questa nostra opera non inonda di attenzioni chi ci sta vicino, facendolo sentire parte del nostro mondo e quindi del mondo di Dio.
Pane, casa, vestito; in questa triade Dio riassume i bisogni dell'uomo.
Dividere il pane in modo che colui che non ha forza possa riprendere il suo cammino.
Introdurre in casa i miseri e chi più di noi sa cosa vuol dire avere o non avere una casa. Se tutti coloro che hanno già avuto l'assegnazione di un alloggio avessere introdotto nella loro casa anche uno solo dei tanti che ancora gironzolano tra alberghi e caserme avremmo da tempo risolto il problema di tutti. Utopia? Forse. O magari una lettura sine glossa della Parola di Dio, sull'esempio di Francesco d'Assisi, di san Pietro Celestino, di san Bernardino da Siena... e dei tanti santi di cui si gloria la nostra città.
Vestire uno che vedi nudo perché la nudità rende deboli e vulnerabili, costringe a nascondersi ed abitare l'ombra e la notte.
Ecco allora che la quaresima con i suoi precetti si riassume nella condivisione di ciò che ci troviamo a possedere e nella compartecipazione ai bisogni di chi incrociamo nella nostra giornata. Tutto questo perché la mia e la tua libertà possano camminare verso il pieno compimento. Ogni scusa è solo un alibi.

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