martedì 28 dicembre 2010
In ogni cosa rendete grazie.
sabato 25 dicembre 2010
Notte di natale 2010.
Questa, Signore Gesù, è proprio una di quelle notti in cui non possiamo restare soli.
Sono troppe le notti che viviamo in solitudine. Questa no! Sono troppe le notti nelle quali "la macchina è calda e dove ti porta decide lei". Sono troppe le notti che non viviamo, troppe le notti in cui ci lasciamo vivere.
Sono le notti di un oblio disperato: notti di alcool, notti di sesso a buon mercato, notti di sballo, notti di fumo e in fumo. Notti in cui soffochiamo il desiderio di infinito con la falsa ebbrezza della velocità, notti nelle quali camminiamo a "fari spenti per vedere se poi è così difficle morire". L'annuncio della tua nascita, Signore Gesù, ci ha messi in cammino e la strada è diventata d'improvviso amica, è diventata il luogo dell'incontro. Quella strada tante volte percorsa in tutta fretta per raggiungere casa, lavoro o chissà cosa o chi, stanotte si è riempita di volti: è questo il primo miracolo della Tua venuta.
Il volto dell'altro, tante volte incontrato, ora mi diventa fratello, il volto dell'altro stanotte mi parla di Te.
Ti ringrazio Signore per il dono della strada e per il volto del fratello. Mi sento meno solo.
Ti prego, Signore, fa che il miracolo di questa notte possa riaccadere in tutte le notti. Donaci la strada ed anche la meta. Donaci una stella che guidi il cammino e gambe forti per arrivare alla meta. Fedeli alla terra con lo sguardo verso l'infinito. Donaci di piantare ben saldi i nostri piedi e, allo stesso tempo, di librare le ali dello sguardo. Abita, Signore Gesù, le nostre notti e non avremo più paura del buio, del freddo, del nulla.
Abita questa grande notte aquilana. Se tu ci sarai il nero che ci avvolge, la tenebra che ci abita, si infrangerà in un prisma, ed un nuovo arcobaleno di colori inonderà il nostro cielo. Con Te, Signore Gesù, la nostra notte sarà sempre e solo il preludio di un nuovo giorno, carico di promessa.
Amen
sabato 18 dicembre 2010
D'urgenza in urgenza
Vi confesso, cari amici del blog, che ho provato sentimenti poco da prete e forse un po' troppo da uomo. Pur provando una incredibile solidarietà per quei poveri sventurati, ho pensato per un attimo: "Meno male che accadono queste cose, meno male che anche altri pagano l'inefficenza di questa grande e perfetta macchina della protezione civile, forse qualcuno si accorgerà delle infinite bugie che sono state dette sulla presunta efficienza dimostrata a L'Aquila". Chiedo scusa per aver pensato questo ma, credetemi, sono sentimenti che emergono quando la tua vita è tenuta sotto scacco, da ben 19 mesi, da questi individui che pensano di risolvere ogni problema con proclami risolutori dallo schermo di un ipertecnologico computer capace solo di seguire la tua agonia secondo dopo secondo.
venerdì 26 novembre 2010
Tu, neve scendi ancor lenta per dare gioia ad ogni cuor...
domenica 7 novembre 2010
Dio non è il dio dei morti ma dei viventi (pensieri crepuscolari 1)
lunedì 27 settembre 2010
Il mercato dei rifiuti.
Certo leggendo le cronache di questi giorni non si può certo dire che sia cambiata la gestione dei rifiuti. Nel vangelo erano negate le briciole, oggi quelle stesse briciole, tutto ciò che è rifiuto ed avanzi delle tavole degli epuloni dei nostri tempi, sono oggetto di speculazioni. Anche questi atteggiamenti sono giudicati dal vangelo. Nemmeno la gestione dei rifiuti è fuori dalla nostra fede e di questo dovrebbero accorgersene soprattutto gli amministratori locali, sempre pronti a passeggiare in fascia tricolare dietro le statue dei nostri santi e a presenziare in prima fila alle messe solenni. Ma non possiamo scaricare la colpa sempre sugli altri. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte. Senza scadere in moralismi sterili o in fioretti impossibili. Il vero peccato non è la ricchezza, se giustamente conquistata, il vero peccato è l'indifferenza verso chi è seduto alla soglia della mia vita e che, con il suo stesso esserci, mendica la mia presenza. Non sempre ci verrà chiesto denaro, anzi quasi mai, non sempre ci verràò chiesto pane, anzi quasi mai. Spesso ci vengono chieste le briciole di una nostra attenzione, di un nostro sguardo, di un nostro sorriso, di un consiglio, le briciole della nostra stima. Una amicizia capace di dare speranza o di sostenerla o anche solo ti tenerla desta. Il vero peccato è questo nostro passare accanto e non voler guardare. Il vero peccato è quando le nostre briciole diventano più importanti dei nostri fratelli.
lunedì 30 agosto 2010
Mi sa che l'asino non era blu!
geografica, parla forte da sempre e nel mondo intero, parla tanto più forte in quanto è
circondato da poveri... Il povero ha pareti sottili..."
Non so dire se la contestazione, nel corso del corteo della perdonanza, messa in atto dal
popolo delle carriole, sia stata fuori luogo, come molti hanno detto. Ognuno ha diritto di
contestare e lo fa proprio nei momenti in cui questa può essere sentita forte, può essere
notata. Quello che secondo me emerge è lo stacco, ormai profondo, tra il popolo e la classe
politica, locale e nazionale. Una classe politica chiusa sempre più in una
autoreferenzialità, incapace di ascoltare il grido del povero. Una classe politica lontana
dai reali bisogni e sentimenti della gente, che pensa di risolvere i problemi aumentando a
dismisura decreti e decretini, nominando ulteriori commissari e vicecommissari, in una
macchina burocratica ormai in panne, incapace di risposte vere, concrete, possibili. Molti hanno detto: "non oggi, non durante la pardonanza".
inno di speranza. "Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto" lo rimprovera la
sorella di Lazzaro, Lui legge, in questo sfogo, il desiderio di vita e di bene e risponde e
risuscita. Noi invece soffochiamo, mettiamo a tacere, usiamo lo forze dell'ordine affinché
nulla possa turbare lo svolgimento di un programma bell'è fatto. Nell'editoriale di un locale tg si metteva in evidenza come coloro che avevano manifestato,
rivendicando per se la Perdonanza, poi non si erano visti in basilica, per vivere pienamante ed
in verità l'essenza della festa. Vorrei chiedere quanti di quelli che hanno sfilato nel
corteo storico, quanti politici ed amministratori, quanti rappresentanti della cosa
pubblica, sempre in prima fila nel palco delle autorità, hanno poi messo piede in basilica
ed hanno vissuto in verità quello che avevano folkloristicamente annunciato nel corteo? Ma
mi rendo conto che così facendo mettiamo dei poveri peccatori contro altri poveri peccatori.
Lasciamo a Dio il giudizio su chi ha attraversato quella porta con tutto il proprio cuore e
su chi invece l'ha attraversata per puro dovere istituzionale. Ad colui che, commentando la messa di chiusura, evidenziava l'esiguità numerica di coloro
che avevano osato manifestare contro i rappresentanti della politica, vorrei dire che Dio ha
una numerazione diversa. Per Dio il singolo, l'uno, è tutto il mondo. Non siamo massa, siamo
invece persone, ognuno pensato da sempre, amato da sempre e per sempre. L'io di ognuno di
noi è unico davanti a Lui. Almeno noi preti amiamo la matematica di Dio e non quella del
mondo.Ma ciò che più mi ha fatto male è una notizia che nessun giornale riporterà mai, e che io ho saputo tramite la testimonianza di un volontario presente alla scena. Il rifiuto, da parte
della scorta di un politico presente alla manifestazione, di far posto al passaggio di un
ambulanza impegnata in una operazione di soccorso. Ecco purtroppo che prende corpo la mia
domanda retorica, fatta alcuni giorni in un altro post di questo blog: "Ma l'asino di
Celestino V era blu?". Forse no visto che anche quest'anno la sua presenza non ha avuto una
corsia preferenziale ma è servita da corteo ai presunti grandi del nostro tempo. E pensare
che proprio il vangelo di oggi ci raccomandava di cambiare la priorità alle nostre
importanze.
blog: Buona Perdonanza a tutti, perchè ora inizia la possibilità di vivere quella novità di
vita che san Pietro Celestino ha voluto donare ad ogni uomo, anche ad un solo uomo.
mercoledì 25 agosto 2010
Ma l'asino di Celestino V era blu?
come è stato il suo ritorno a L'Aquila?
Se nel suo forzato pellegrinaggio per le diocesi dell'Abruzzo e del Molise ha mai sentito nostalgia per il silenzio della sua basilica?
Che tipo di fede ha trovato nelle nostre chiese?
Quale sarà la sua relazione al Padreterno dopo questa visita pastorale?
Essendo stato papa avrebbe suggerimenti da fare all'attuale pontificato?
Condivide le scelte della santa sede sulle nomine episcopali della nostra regione ecclesistica? Anch'egli avrebbe nominato i pastori che ha incontrato?
Allo stato attuale avrebbe donato la Perdonanza alla città e alla municipalità dell'Aquila?
Queste domande riguardano prettamente la vita della chiesa. Ma come uomo che ha avuto a che fare anche con il potere temporale (politico per intenderci), forse potrebbe rispondere anche ad altre domande, quali:
- lui che ha usato un umile asino per farsi incoronare pontefice cosa pensa dello spreco di auto blu e di scorte che vedremo nei prossimi giorni, quando non ci sono soldi per garantire la sopravvivenza dignitosa e serena dei terremotati negli alberghi;
- lui che è stato "usato" dall'imperatore per porre fine alla lotta interna alla chiesa, cosa pensa degli attuali imperatori che invece lo usano, ed usano di Cristo, per attizzare lotte intraecclesiali e giustificare soprusi e baronie, che sposano all'occorrenza presunti valori cattolici e che vivono poi, nella prassi da perfetti pagani (non che questo sia sbagliato, ognuno vive come vuole, ma poi ne tiri le conseguenze);
- lui che, dopo pochi mesi, decide di dimettersi, cosa pensa di sederi così saldamente attaccatti alle poltrone del potere che nemmeno un terribile terremoto riesce a smuovere;
- lui che, in pieno medioevo, riesce a cosruire una magnifica basilica di luce cosa pensa dell'impresa post moderna che invece costruisce angoli di penombra e di buio, piazze di solitudine e templi di disperazione, che lascia morire una città per l'incapacità di pensare un futuro a lunga scadenza e la pochezza di fantasia nell'immediato presente;
- lui, povero tra i poveri, che spreca i suoi soldi e quelli dei templari (a detta di alcuni) per la costruzione di Collemaggio, cosa ne pensa della dottrina, ormai consolidata, almeno qui a L'Aquila, seconda la quale le chiese devono essere l'ultima cosa da ricostruire, se mai ci saranno soldi, tempo e forze necessarie;
- cosa ne pensa di un cristianesimo divenuto hobby, tra una uscita di caccia, un pranzo domenicale negli agriturismi e un tresette la sera con gli amici nella tenda/chiesa;
- lui, costretto alla prigione dorata da Bonifacio VIII, cosa ne pensa degli avvisi di garanzia e degli avvisati del post sisma;
- ed infine vorrei chiedergli: se lo avessero lasciato libero di scegliere, e non lo avessero costretto in un preziosa teca dorata, sarebbe tornato a L'Aquila?
Forse Celestino V, nel tempo risponderà alle mie inopportune domande, o forse no perché in fondo chi sono io per porre simili domande? Perché mai dovrei sentirmi in dovere di ricevere delle risposte? In nome di cosa pretendere il soddisfacimento delle mie perplessità?
Ecco forse la lezione di quest'anno che mi viene da san Pietro Celestino: un po' di umiltà non guasta mai.
martedì 10 agosto 2010
- in realtà saranno le notti successive a veder comparire il più grande sciame stellare (che strano usare la parola sciame per parlare di un evento non distruttivo);
- in realtà la notte di san Lorenzo è già passata. Se infatti la notte di natale è quella che va dal 24 al 25 dicembre, la notte di capodanno è quella che va dal 31 dicembre al 1 gennaio, la notte della befana è quella tra il 5 e il 6 gennaio... allora la notte di san Lorenzo è quella che va dal 9 al 10 di agosto.
Siamo così poco adusi alla speranza che non sappiamo nemmeno quando è il tempo giusto per desiderare (che bella questa parola oggi, ha in se la radice di stella), per alzare lo sguardo al cielo in attesa di una risposta. Ma forse questa notte ha un altro scopo. Forse la scia di luce che il nostro sguardo riuscirà a catturare ci farà capire come tutto si riduce ad un attimo, come l'attimo è l'unica cosa che veramente ci appartiene. Il passato non è più, il futuro non è ancora: tutto è legato ad un attimo affimero, tutto si gioca in un attimo. Un attimo che, se luminoso, potrà accendere la domanda e la speranza.
Adolescente ho avuto la fortuna di incontrare molti personaggi importanti, uno di questi, fondatore di una comunità di recupero per tossicodipendendi, mi ha lasciato una frase ed una verità che ancora oggi mi ripeto e che stanotte lascio a voi che leggete il blog: "Se vuoi tracciare dritto il solco della tua vita attacca il tuo carro ad una stella".
Quelle stelle cadenti mi piace immaginarle non tanto come le lacrime di san Lorenzo ma le scintille che, dopo aver trapassato il suo corpo ed essere volate verso il cielo, ricadono sulla terra piene di un nuovo significato.
Lorenzo, diacono fatto fuoco, accenda in noi il desiderio di illuminare la notte.
mercoledì 4 agosto 2010
martedì 3 agosto 2010
Notte bianca
E' questo secondo me il messaggio che passa dopo e attraverso questi falsi eventi: Noi morti in una città morta e qualcuno (rimbambito) che continua a dire: Tranquilli non è nulla, ci siamo ripresi il centro.
20.000 persone che gironzolano verso il centro della città, senza meta e senza scopo, con una birra in mano per soffocare il dolore del colpo, come una flotta di spermatozoi alla conquista di un ovulo in un utero sterile. E mi vengono in mente le parole di Erri De Luca che riporto: "Mia madre sapeva fare bene la frittata e la parmigiana di melanzane. Io non ne mangerò mai più. E' un modo per onorare la distanza. Perché la distanza la si onora, non la si supera. Ogni giorno è il primo giorno. Per sempre".
mercoledì 21 luglio 2010
domenica 18 luglio 2010
Tu ti affanni e ti agiti per molte cose...
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore
Alcune pagine del vangelo ci sfidano più di altre. Diciamocelo: chi di noi non sente, istintivamente, una simpatia per Marta? In fondo ha ragione. Pensate alla scena: Gesù in cammino e con Lui almeno i Dodici. La casa di Marta e Maria invasa, e arriva il momento del pasto. Marta, stanca e sudata, ad un certo più non ce la fa più e chiede a Gesù di intervenire per spronare Maria alla condivisone del lavoro, o... forse no! Il brano non è molto chiaro su questo punto; forse la sua richiesta soft nasconde la pretesa di mettere a tacere il Signore. "Se tu continui a parlare mia sorella non si schioda dai tuoi piedi, non t'importa della mia fatica, basta chiacchiere. Smettila di parlare", forse questa è la reale intenzione di Marta. E' sempre così, per ognuno di noi, cerchiamo di tacitare la voce del Signore con il nostro darci da fare, la corsa da un posto all'altro, da un impegno all'altro, la paura di momenti di nulla, sono costanti nella vita di ogni giorno. Si soffoca nell'iperattivismo il non senso che tutti ci prende. Si annullano le domande profonde con le tante attività ed hobby. Siamo in un'epoca nella quale si stimano solo i governi del fare, e si banalizza chi invece cerca anzitutto l'essere ed il pensare. Questo pericolo è richiamato da Gesù nel dolce rimprovero che rivolge a Marta. Certo è vero che Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta, semplicemente perché quella Parola la abiterà dentro per sempre, nonostante lei. Nessuno potrà più toglierle quello che Dio le ha dato. La Parola di Gesù rende Maria sacramento della sua presenza. Questo accade ad ognuno di noi se solo ci lasciamo conquistare da quello sguardo e dalla Sua presenza. Bene ha tradotto Renato Zero questa pagine di vangelo: "Restiamo ancora qui, attorno al fuoco. Un po' di vino e il tempo passerà. Restiamo ancora uniti, questo silenzio non ci fa paura, Uniti noi, restiamo uniti noi". Sì, restiamo uniti a Lui perché il silenzio non ci spaventi e per avere un dono che, non essendoci stato dato dagli uomini, nessuno mai potrà toglierci.
martedì 29 giugno 2010
domenica 27 giugno 2010
venerdì 25 giugno 2010
Finalmente fuori.
Stamattina un noto telegiornale nazionale, nell'edizione delle 8.00, ha dedicato ben 15 minuti a commentare il disastroso risultato calcistico. Nei giorni scorsi addirittura l'apertura dei vari tg, minzoliniani e non, era dedicata ai mondiali e poi, in secundis (cfr. Il marchese del Grillo)
- alla morte dei dodici giovani in Spagna,
- al referendum a Pomigliano,
- al consiglio comunale straordinario fatto dalla giunta aquilana nella piazza vicino palazzo Chigi,
- alla marea nera che ha devastato le coste americane,
nemmeno un accenno
- della protesta ortaggesca (scusate la licenza poetica ma è per dire il lancio di pomodori, melanzane e quant'altro) presso la sede Rai di viale Mazzini, ad opera della popolazione aquilana per protestare contro l'oscuramento della manifestazione antitasse, che ha visto scendere in strada un popolo intero, ormai ridotto allo stremo e, diciamolo pure, alla fame.
Accenni, flash,
- alla manovra finanziaria e alle proteste delle regioni.
- Toni da commedia alla presa di coscienza da parte di Fini del fatto che la padania è un'invenzione leghista (vorremmo però vedere il seguito di queste esternazioni, fatti e non parole caro Fini è un motto che dovresti conoscere bene) e alla conseguente
- minaccia di Bossi di far marciare i contadini della bergamasca con vanghe, zappe e trattori, contro Roma ladrona e contro l'unità d'Italia.
Si, finalmente, per l'Italia questo campionato è finito... non grideremo più "Forza Italia", e già questo non è poco, ma soprattutto, ogni giorno, potremo chiederci nuovamente: "Con che cosa tenteranno di rinc...uorarci anche oggi?"
domenica 13 giugno 2010
Il valore (ambiguo) dei segni.
Ogni cosa, nelle nostre chiese, è segno d'altro, rimanda ad un senso ed un significato più profondo. Dalla porta all'altare, dal pavimento al soffitto, dall'acquasantiera al tabernacolo. Tutto è segno di qualcosa di più profondo. Beh il terremoto non ha avuto rispetto di nulla, tutto ha distrutto con la sua potenza. Tutto ciò che avevamo benedetto e consacrato è stato violato. Vengono in mente certe immagini dei salmi che descrivono la distruzione di Gerusalemme e del Tempio. Avevamo ricoperto i nostri segni di una sacralità, forse, eccessiva. Pur consapevoli che può forse contenere Colui che è creatore del cielo e della terra una casa fatta da mani d'uomo? Avevamo dato a queste case/chiese una importanza esagerata.
Tra i segni più densi di significato a L'Aquila abbiamo la Porta Santa, quella porta che, aperta con solennità, nei vespri della vigilia della festa della Decollazione di San Giovanni Battista, viene chiusa con i vespri della stessa festa. Una apertura annuale di 24 ore che vede passare penitenti e curiosi, laici e religiosi, aquilani e non, un popolo commosso e un popolo indifferente, colui che è spinto dal desiderio di perdono e colui che, pur nell'indifferenza religiosa di ogni giorno, sente di dover partecipare ad un rito collettivo. La foto che segue dice bene l'attesa che ogni anno abita il popolo aquilano per questa apertura, segno della straordinaria abbondanza di misericordia di Dio.
Eppure questa Porta nei giorni scorsi è stata violentata per permettere ad alcuni politici di uscire indisturbati dopo l'inaugurazione della ritrovata bellezza della facciata di Collemaggio. Non mi interessa qui sapere i motivi della presenza di Bertolaso, Letta, Chiodi ed affini, visto che comunque si trattava di lavori iniziati molto prima del terremoto e con i quali, sia il governo sia la protezione civile, non avevano nulla a che vedere. Ma, si sa, al fascino delle passerelle è difficile resistere, ogni occasione è buona per diffondere l'immagine di una città che ha risolto tutti i suoi problemi. Mi preoccupa invece come questa apertura straordinaria possa banalizzare, d'ora innanzi, ogni altra apertura. Mi preoccupa, stando alle notizie diffuse dalla stampa, il fatto che la decisione di aprire la Porta Santa come via di fuga sia stata presa dalle forze dell'ordine per evitare incidenti con un gruppo di persone (saranno stati 4/5) che, seppur ad alta voce, manifestavano il loro dissenso. Possibile che la scorta di questi grandi era preoccupata per la voce e i cartelloni di questi pochi elementi? Forse in questa grande banalità che ci circonda, e ci abita un po' tutti, ne ha fatto le spese anche la Porta Santa? Pensando questo ne sono addirittura consolato perché l'ignoranza scusa persino il peccato. Ma purtroppo mi vengono in mente le mani delle mie nonne (non ho avuto la fortuna di conoscere i nonni). Cosa c'entrano le mani delle mie nonne con la Porta Santa? Beh, avendo lavorato la terra ed accarezzato i figli, impastato il pane e la pasta e lavato chili e chili di bucato, avendo sgranato infiniti rosari sono sicuramente, se non più, almeno sante come la porta di Collemaggio. Ma non è per questo che penso alle loro mani, piuttosto le rivedo senza la loro fede di nozze. Strano per queste donne tutte casa e chiesa.
Quando chiesi ad una di loro il motivo di questa assenza mi fu detto che ad un certo punto il regime aveva preteso tutto il loro oro, comprese le fedi nuziali, per far cassa, serviva per cambiarle in armi (l'anti-Isaia per eccellenza) per difendere il paese. Anche qui il potere distrugge e banalizza i segni per esercitare il suo dominio. Pensare che la bolla, e quindi il perdono di san Celestino V, si erano salvati proprio grazie alla furbizia di questo santo eremita che pensa bene di non delegare tutto al potere allora più forte, quello del papato, e consegna copia della sua bolla anche alla municipalità, piccolo Davide di fronte al gigante Golia.
Ed ora non si è trovato nessun piccolo Davide? Se cessasse almeno la miopia della attuale municipalità si potrebbe scorgere un barlume in fondo al tunnel buio che tutti ci sovrasta.
mercoledì 9 giugno 2010
Dal dramma alla commedia e viceversa.
martedì 18 maggio 2010
Miracoli aquilani
lunedì 3 maggio 2010
Forse un sogno
Leggevo in questi giorni un libro che narrava la storia di Esdra e Neemia. Sono i due grandi della storia di Israele che hanno contribuito,al ritorno dall'esilio babilonese, alla ricostruzione del tempio e della città di Gerusalemme. Come sempre la mia fantasia attualizza, partorendo a volte idee che possono sembrare strane e, forse, poco realizzabili. L'anno scorso il Consiglio Pastorale Parrocchiale stava pensando a come festeggiare i santi patroni, ma il terremoto ha fatto saltare tutto (e non solo metaforicamente). La nostra comunità parrocchiale vive ormai in diaspora, chi nei paesi vicini, qualcuno ormai lontano, molti nei nuovi insediamenti. Tuttavia in tutti è presente una grande nostalgia del nostro "quarto aquilano". Perchè allora non rispondere a questa voglia di stare ancora insieme? Il 17 giugno (è un venerdì) ricorre la festa liturgica dei SS. Marciano, Nicandro e Daria. Che ne dite di riprendere in mano il programma interrotto? Nei prossimi giorni mi attiverò a convocare di nuovo il consiglio pastorale per condividere con loro questa idea, per pensare meglio questa iniziativa, per darci la possibilità di un futuro nonostante tutto. Intanto preghiamo il buon Dio affinchè benedica questa voglia di sentirsi, essere e vivere il nostro essere comunità, porzione di chiesa e quindi Corpo di Cristo nella storia e popolo di Dio in cammino, nella speranza, verso la piena comunione e la santità.
mercoledì 7 aprile 2010
Intervista a cura di Oscar Giannino
Buon ascolto
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=terremoto-aquila-morti-sfollati-dramma-politica
martedì 6 aprile 2010
sabato 3 aprile 2010
Divide et impera
La prima, evidente, è circa il numero totale delle persone assistite. Dal report risulta un totale di 52.257. Sorge spontanea la domanda: ma se nei giorni immediatamente successivi il terremoto eravamo almeno in 70.000 (per difetto) gli sfollati (cfr Il Centro del 7 aprile 2009) che fine hanno fatto i circa 20.000 che mancano all'appello? Forse che sono tutti morti di morte naturale in quest'anno? O forse hanno deciso di rifarsi una vita altrove? Se questo fosse vero, verrebbero smentiti tutti i proclami fatti dalle amministrazioni locali e nazionali circa il mancato esodo dalla città. Se 20.000 non costituiscono un esodo?! O forse, peggio ancora, ce li siamo persi tra le maglie larghe della burocrazia post-sisma (un autentico colabrodo), dimenticati in qualche roulotte o camper o casa B,C,D,E occupate di nascosto, pur d'avere un tetto in città o nelle sue immediate vicinanze, mettendo in pericolo la vita stessa? O forse, più saggiamente, si tratta di coloro che hanno capito subito che era meglio liberarsi dai vincoli dei vari decreti e de-cretini e sistemarsi da soli alla meno peggio.
Un altro dato che non si può fare a meno di notare. Sommando C.A.S.E e M.A.P abbiamo un totale di 16.695 persone. Verrebbe da dire: tutto questo per nulla. Se pensiamo che la maggior parte dei fondi investiti sono andati proprio per questi progetti che poi hanno risposto al bisogno di meno di un terzo della popolazione allora sorge il dubbio che qualcosa non ha funzionato. Che qualche calcolatrice era infetta da uno strano virus che moltiplicava le uscite (in denaro) diminuendo le entrate (in persone). Rapporto inversamente proporzionale che mai ha trovato applicazione nelle leggi dell'economia, nemmeno nelle associazioni non profit dove si punta almeno al pareggio di bilancio.
E quali drammi dentro ogni casa? Forse non tutti sanno che avere un appartamento o un MAP ti esclude da ogni altro beneficio economico. A cosa serve la casa o il map a chi ha perso il lavoro? Il piccolo artigiano, il libero professionista senza più reddito avrà pure un tetto ma di cosa mangerà? Se non si aiuta l'economia il map o la casa diventano loculo.
Circa 800 sono le persone in caserma (finanza e Campomizzi). Ho visto di tutto in questi mesi. Ho visto la disponibilità e la gentilezza della maggior parte dei camerieri e dei cuochi, del personale della mensa. Lo sforzo di preparare un buon pranzo ed una buona cena (non sono mai andato a colazione) ma ho visto anche signore anziane dalle gambe gonfie salire a fatica le scale che portano alla mensa, ho visto anziani in fila per decine e decine di minuti, con il loro vassoio in mano, traballanti sulle incerte gambe. arrivare al posto con metà della minestra nel piatto a causa del tremore alle mani e della stanchezza. Essendo i locali mensa provvisti di molte barriere architettoniche, ho visto gli stessi anziani fare due volte la fila per poter prendere anche il piatto da asporto (caldo) da portare in camera alle proprie mogli o ai propri mariti incapaci di raggiungere la sala mensa. Ho sentito il rumore del silenzio dei tanti single, che consumano il cibo in una imbarazzante solitudine. Non voglio scadere nella poesia o peggio nella retorica ma certo nonsi può dire che tutto sta andando verso la normalità. Di normale non c'è nulla, almeno prendiamone atto, tanto questo non preclude il futuro.
4.380 aquilani sono in strutture ricettive, alias alberghi. Di questi, pastoralmente dovrei accuparmene io come ultimo terminale di una presenza diocesana. Ci sono splendidi volontari della Caritas che non li hanno mai abbandonati, che hanno cercato di rispondere ai loro bisogni, che li seguono nella loro ferialità ma la tensione anche tra questi è alle stelle. Se chi sta nelle immediate vicinanze della città è teso per l'incredibile immobilismo che regna, chi sta lontano è teso per il senso di esclusione totale dalle scelte che si vanno via via facendo. Il cittadino, il privato, non esiste più. Decisioni e scelte continuano ad essere calate dall'alto, da una intelligenza superiore che come gli dei dell'antica Grecia gioca sulla vita degli uomini per verificare scelte e strategie.
E per fare propaganda...
Ho sentito già dai titoli dei telegiornali di oggi.
A L'Aquila tutto è risolto... Per questo ho deciso di non essere a L'Aquila il 6 aprile p.v.
Ma di questo. forse, ad un prossimo post.
Intanto domani è Pasqua, a Lui che ha vinto la morte, a Lui che ha divelto la grande pietra del sepolcro che ostruiva l'esplosione della vita, a Lui che ormai vive immortale, a Lui che è venuto a fare unità, affidiamo le nostre piccole e grandi morti, le porti verso il trionfo della Vita.
martedì 30 marzo 2010
sabato 6 marzo 2010
Non gettate le perle ai porci.
Mi riferisco ai commenti espressi in seguito all'articolo sull'incontro che ci sarà lunedì prossimo tra gli organi di governo locali e i rappresentati della chiesa aquilana per un confronto sereno e propositivo circa il futuro della nostra città. Capisco che da sempre gli asini hanno snobbato i primi della classe e che l'ironia il bullismo sono le armi di chi non ha molta materia grigia, ma il troppo stroppia.
Non è in buona fede chi accusa la chiesa aquilana di presunti favori ricevuti... dica quali. Oppure sei un bugiardo ummagumma.
Dica melloncollie in nome di cosa e di chi si dovrebbe ridare la casa dello studente alla città. La casa dello studente, lo dice il nome, è per gli studenti e nessuno può dire che non sia stata usata per questo. Se la curia non avesse messo a disposizione quel terreno e la regione Lombardia non avesse messo a disposizione le risorse economiche certo non dovrebbero ringraziare te per ciò che hai messo a disposizione. Non sempre parlare a sproposito paga, meglio stare zitti che dire stupidaggini.
Loredana cara sai quale è la cosa bella dell'essere preti? Che a fine giornata bisogna dar conto ad un solo padrone che ha avuto fiducia e ci ha presi a giornata. Mi dispiace se a te il nostro lavoro non interessa. Sai quanti lavori non interessano a me, eppure non li giudico.
Francie2009 dicci cosa ha preso la chiesa aquilana. Documentalo. Mi sa che anche tu racconti piccole bugie. Francie, Francie... monella/o.
Fedra cara per ciò che riguarda piazza d'armi o non conosci la verità, in questo caso sarebbe ignoranza quindi documentati, o la conosci ma vuoi fare discorsi qualunquisti, per racimolare applausi dal barbiere, ed allora anche tu ricadi nella sfera dei bugiardi. Chissà che un giorno, poi, non sarai proprio tu a rivolgerti a quella mensa di Celestino che tanto osteggi?!
Bastardo amico mio non ti conosco nemmeno come puoi accusarmi di campare sulle tue spalle. Ma stai tranquillo se un giorno avrai bisogno le mie spalle saranno comunque tuo sostegno.
C'è una città da ricostruire, c'è una tessuto umano che ha bisogno di fiducia e speranza. Lavoriamo per questo, le chiacchere, se non sono quelle di carnevale, se le porta il vento. Ed infine ricordo a me stesso che "i ragli d'asino non arrivano in cielo".
lunedì 1 marzo 2010
Così non va caro sindaco.
lunedì 22 febbraio 2010
Parroco contro Mc Donald
di fronte alla sua chiesa
Non era ancora finita la messa quando
don Quirino, battagliero parroco
del piccolo borgo di Isola Farnese sulla
Cassia a Roma, si è scagliato contro
il Mc Donald’s aperto lì vicino da poche
settimane. Dal pulpito, prima della
benedizione finale della messa di
Quaresima, è arrivato l’invito a protestare
contro il direttore del fast food,
come lui già aveva fatto. Motivo?
«Questa settimana hanno organizzato
una festa di Carnevale per i bambini
nel Mercoledì delle Ceneri, quando
sono prescritti astinenza e digiuno, e
questo non è accettabile».
venerdì 19 febbraio 2010
Chi mangia da solo si strozza
E' questo un passaggio della lettura della messa di oggi. In realtà il venerdì di quaresima non è giorno di digiuno ma solo di astinenza, ma credo che l'avviso sul quale ci mette la Parola di Dio sia valido ugualmente. Occorre un continuo ritorno al cuore della legge, guai a fermarsi alla sua sola applicazione perchè questo quasi sempre ci pone nella posizione di chi, assolto il precetto, si sente giustificato davanti a Dio escludendo dalla sfera della carità il proprio fratello. A nulla serve assolvere un precetto se poi questa nostra opera non inonda di attenzioni chi ci sta vicino, facendolo sentire parte del nostro mondo e quindi del mondo di Dio.
Pane, casa, vestito; in questa triade Dio riassume i bisogni dell'uomo.
Dividere il pane in modo che colui che non ha forza possa riprendere il suo cammino.
Introdurre in casa i miseri e chi più di noi sa cosa vuol dire avere o non avere una casa. Se tutti coloro che hanno già avuto l'assegnazione di un alloggio avessere introdotto nella loro casa anche uno solo dei tanti che ancora gironzolano tra alberghi e caserme avremmo da tempo risolto il problema di tutti. Utopia? Forse. O magari una lettura sine glossa della Parola di Dio, sull'esempio di Francesco d'Assisi, di san Pietro Celestino, di san Bernardino da Siena... e dei tanti santi di cui si gloria la nostra città.
Vestire uno che vedi nudo perché la nudità rende deboli e vulnerabili, costringe a nascondersi ed abitare l'ombra e la notte.
Ecco allora che la quaresima con i suoi precetti si riassume nella condivisione di ciò che ci troviamo a possedere e nella compartecipazione ai bisogni di chi incrociamo nella nostra giornata. Tutto questo perché la mia e la tua libertà possano camminare verso il pieno compimento. Ogni scusa è solo un alibi.
giovedì 18 febbraio 2010
E adesso...?
Oggi è di queste persone che mi preoccupo perché di fronte a tanto, palese, malcostume il grosso rischio e che il cuore dell'uomo diventi cinico ed indifferente. Forse in questi giorni i tanti volontari si sentiranno un po' stupidi per aver creduto di rispondere alla emergenza aquilana. O forse si sentiranno usati da burattinai più grandi ed invisibili.
Penso di interpretare i sentimenti degli aquilani dicendovi GRAZIE per tutto ciò che avete fatto e che continuate a fare per noi. La gente che voi avete aiutato vi porta nel cuore per sempre. Allora non scoraggiatevi e fate in modo che non prevalga in voi il disimpegno. Ci saranno sempre i furbetti che cercheranno di demotivare il cuore riducendo tutto a guadagno. Eppure "se avrete dato un bicchiere d'acqua fresca ad uno solo di questi piccoli lo avrete dato a me" e per chi non è credente quel piccolo o grande gesto di carità che voi avete fatto andrà ad arricchire comunque l'UOMO.
mercoledì 17 febbraio 2010
Gettiamo la maschera.
venerdì 12 febbraio 2010
Lo sapevamo che i ... vanno sempre due a due.
Non mi scandalizza il fatto, reso noto poche ore fa, di quei due cretini che alle 4,00 del 6 aprile 2009, a distanza di pochi minuti dal terremoto, se la ridevano di gusto, pensando ai guadagni che da li a poco avrebbero realizzato sulle nostre disgrazie e sui nostri lutti. Non mi scandalizza semplicemente perché è la solita storia che si ripete da sempre. Mors tua vita mea. Il realismo cinico degli antichi ha reso con questo brevissimo dittico questa realtà. In fondo, per fare un esempio vicino alla nostra cultura, già sotto la croce di Cristo c'erano altri cretini che se la ridevano e se la spassavano, alla faccia di quel dolore innocente o meglio, proprio grazie a quel dolore innocente. Essere cristiani vuol dire avere gli anticorpi allo scandalo e alla cattiveria degli uomini, sempre infinitamente superiore alla più fervida fantasia horror, perché Cristo, essendo passato ed essendosi fatto attraversare da tutta l'umana cattiveria l'ha sconfitta e quindi ci ha liberati dal suo ultimo morso. Eppure c'è una cosa che, se non mi scandalizza, mi lascia quantomeno perplesso. Continuo a pormi la domanda: Ma se già nella mattina del 6 aprile queste intercettazioni erano note perché aspettare così tanto per renderle pubbliche? Perché conservare questo materiale per tempi "più opportuni"? E chi decide quale è il tempo opportuno per usare le intercettazioni? Questo calcolo ci offende non più né meno del calcolo dei nostri due eroi del cinismo e della codardia, novelli gatto e volpe assetati delle monete d'oro del nostro dramma. Speriamo almeno di non dover scoprire che i due, con il silenzio (durato ben dieci mesi) complice, almeno moralmente, degli inquirenti, hanno eseguito dei lavori nella nostra città e, se mai si scoprisse che lo hanno fatto, offriamogli un posto sicuro ed un cibo certo vicino ad uno degli insediamenti del progetto C.A.S.E. Chi conosce L’Aquila sa che il nostro bel supercarcere delle Costarelle non è molto lontano né da Sassa né da Cese di Preturo, ed una suite per loro può sempre essere ricavata. Almeno stavolta le derive sessuali dei protagonisti (delle quali non può importarcene di meno) non coprano il vero scandalo di un dolore reso oggetto di mercato e merce di scambio. Non vogliamo che l'Aquila sia ricostruita da questi individui, non lo meritano né loro né no, ma soprattutto i nostri morti che urlano con il loro profondo silenzio contro questo ulteriore sciacallaggio.